L’incompiuta, la decima sinfonia di Beethoven, sembra molto a quanto fatto sin qui da alcune protagoniste della Serie A italica.
La differenza sta semmai nel fatto che quella di Beethoven era in ogni caso un capolavoro, mentre ciò che hanno sin qui proposto alcune squadre è un papocchio, ad essere generosi.
Mentre c’è chi delude ed arranca, Milan e Napoli proseguono la loro marcia trionfale, giusto per restare in musica; con qualche fatica i rossoneri, ma quando vinci centrando una volta la porta avversaria, vuol dire che è un anno buono, almeno in Italia.
Torna alla vittoria anche l’Inter, in quel di Empoli, dove non ci risparmiano le solite polemiche sull’operato arbitrale, ma l’argomento è ormai trito ed apparentemente irrisolvibile, dato che ognuno interpreta il regolamento a proprio modo e, dal tempo delle caverne, a seconda del colore delle maglie.
Vincono in giornata le romane e pure l’Atalanta, ma sia in casa Lazio che per la Roma le polemiche per gli alti e bassi, oltre a taluni contrasti non certo risolti, restano in primo piano e chissà se verranno risolti prima di fine stagione.
Finisce in parità il derby ligure di La Spezia, con il Genoa che raggiunge gli avversari sul finire; mentre sempre quando le lancette dell’orologio sono a fine corsa, la Salernitana espugna Venezia.
Pari e patta e divisione dei punti tra Udinese e Verona, formazioni che con modi diversi inseguono una veloce e comoda salvezza, oltre a qualche “colpo” che possa dare lustro alla stagione.
Ho lasciato per ultima la vittoria del Sassuolo in casa della Juventus; risultato che avrebbe del miracoloso se non fosse che la Juve pare lontana parente di quella che tutti conosciamo.
Quali i motivi di questo assurdo avvio di stagione da parte bianconera? Forse troppi per essere risolti tutti velocemente ed accusare CR7, ormai andatosene, è solo un modo per scaricare le colpe su chi, è vero che è sempre stato un corpo estraneo al gruppo, ma che al gruppo medesimo ha levato tante castagne dal fuoco con le sue reti.
La Juve si è troppo cullata su illusioni di una forza dispersasi senza che vi si ponesse un freno, un rimedio; troppi lacchè pronti a incensare anche quando le vittorie non erano prove di forza, troppi calciatori sopravvalutati e non all’altezza nei fatti.
Tante scelte sbagliate e troppi soldi spesi in maniera insensata, giusto per illudere circa il raggiungimento di traguardi dissoltisi come la nebbia con il sole.
La Juve non è morta, per carità, ma non sempre basta un gol per vincere la partita e non sempre basta l’incenso per trasformare buoni ma discontinui calciatori in campioni, o peggio ancora, in fuoriclasse.
Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani- Foto Lapresse