Da quanti anni non assistevamo ad un campionato così avvincente e così altalenante nei risultati, dove ci sono ancora in gioco tutti i traguardi positivi così come la retrocessione?

Tre a giocarsi lo Scudetto, due il quarto posto ed almeno sette il sesto, ovvero l’ultimo utile per approdare in Europa, mentre la lotta per non retrocedere vede coinvolte sette, otto formazioni, pur se Spal e Brescia, sono oggi messe peggio del resto del gruppo.

Nelle ultime stagioni, quelle fagocitate dalla Juventus, solo il Napoli era riuscito a giocarsela in qualche rara occasione, mentre spesso il campionato poteva dirsi deciso già ad inizio del girone di ritorno, tanta era la superiorità dei bianconeri, che magari giocavano solo così così, ma avevano una difesa più blindata dei forzieri della Banca d’Italia, che permetteva loro batasse segnare un golletto per portarsi a casa i tre punti; il resto era distante anni luce come certifica la classifica di un anno fa, con i bianconeri a quota 63, il Napoli a 52 e l’Inter a 43!

Quest’anno invece è tutto un altro giocare, con la Juve a -9, agguantata dall’Inter e con la Lazio che addirittura ha 18 punti in più e mette non poche ansie al duo di testa; più indietro la solita Atalanta a giocarsi con la Roma il quarto posto, mentre come già detto c’è un gran mucchio per l’Europa, così come nella lotta per non retrocedere.

Quello che manca oggi è indubbiamente il Napoli, troppo discontinuo anche dopo l’approdo in panchina di Gattuso, segno che è davvero finito un ciclo e non tutto quanto fatto in estate è servito per mantenere le zone alte della classifica; come il Napoli, anche il Milan resta confinato in un limbo difficile da decifrare, visto che non è bastato l’arrivo di Ibra per evitare ai rossoneri un -7 rispetto ad un anno fa.

Nel resto c’è chi cresce e chi cala, con il Bologna ed il neo promosso Verona in gran spolvero, cui fanno da contraltare Torino, Fiorentina e Sampdoria in discesa evidente ed incapaci di trovare equilibrio e costanza di risultati.
Il discorso sugli alti e bassi vale però quasi per tutti, eccezion fatta per l’Inter e per la Lazio, non sempre spettacolari ma efficaci, specie i biancazzurri, quando la fatica si fa sentire e la concentrazione vacilla, cosa che nelle stagioni passate era prerogativa della Juventus e permetteva ai bianconeri di portare a casa il risultato pieno anche sul finire della gara o addirittura nei minuti oltre il novantesimo.

Alti e bassi, reti e spettacolo, carattere o abulia, fanno parte del gioco, così come gli errori arbitrali e l’utilizzo inconsistente o addirittura bellamente ignorato del VAR, che avrebbe dovuto “aiutare” a limitare gli errori e le polemiche, ma il cui utilizzo resta sempre un optional; che poi questo avvenga per sudditanza o incapacità dei fischianti, poco importa, ma a cosa serve avere i mezzi se poi non li si usa o lo si fa solo quando e con chi fa comodo? E come si fa a mandare in campo arbitri che di spalle al calciatore non si accorgono che questi ha le mani dietro la schiena e fischiano rigore con la palla davanti al colpevole di tocco di mano?

Per servire, la tecnologia va usata nel modo corretto, e per farlo basterebbe pco, altrimenti tanto vale mandare in campo un arbitro e al posto dei segnalinee mandare due addetti delle squadre che si incontrano, tanto cambierebbe qualcosa rispetto a quello che settimanalmente vediamo?

Vabbè, la minestra è sempre la solita e tocca sperare che davvero siano i calciatori a farci vedere qualcosa di meglio rispetto al solito, sia come spettacolo che l’incertezza di chi vince e se poi si gioca al meno pazienza, ci accontenteremo di quello che passa il convento, purchè ci sia un po’ di sale ed un tantino di pepe in più, così, giusto per il gusto di restare nell’incertezza sino alla fine.

A cura di Maurizio Vigliani Direttore Responsabile – Foto Lapresse

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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