Un ritrovamento di straordinaria importanza, probabilmente la più importante scoperta archeologica del XX secolo: il 26 novembre del 1922 la squadra di archeologi guidata da Howard Carter entrava per la prima volta nella magnifica tomba di Tutankhamon.
L’importanza della scoperta, la più famosa della storia dell’Egitto e una delle più rilevanti dell’archeologia mondiale, risiede nel fatto che si tratta di una delle poche sepolture dell’antico Egitto rimasta intatta, l’unica di un sovrano.

La tomba di Tutankhamon, nota anche come KV62, è il luogo di sepoltura, nella Valle dei Re, del giovanissimo sovrano della XVIII dinastia salito al trono a 9 anni e morto diciottenne.
“Finalmente fatto straordinaria scoperta nella Valle STOP Grandiosa tomba con sigilli intatti STOP Ricoperto tutto fino vostra venuta STOP Congratulazioni”. Con queste parole, a inizio novembre di quell’anno, Carter – nominato a soli 25 anni, alla fine della Prima guerra mondiale, ispettore capo del sud dell’Egitto – comunica la scoperta al mecenate inglese lord Carnarvon. Il 4 novembre era stato portato alla luce il primo gradino dei quindici che conducevano all’ingresso della tomba, con appunto i “sigilli intatti”, quindi ancora mai violata dai tombaroli.

Il 26 novembre gli archeologi raggiungono la porta dell’anticamera della tomba e attraverso un foro ispezionano l’interno, scoprendo che il corredo funerario è intatto. Il lavoro di catalogazione dei reperti, oltre cinquemila in tutto, richiederà lungo tempo (e quel tesoro oggi è quasi interamente conservato al Museo Egizio del Cairo), ma già nel febbraio 1923 Carter e Carnarvon arrivano alla camera funeraria. Qui, a più di tremila anni dalla morte di Tutankhamon, scoprono il sarcofago d’oro massiccio al cui interno c’è la mummia del faraone, conservata perfettamente e adornata con gioielli e amuleti, e la celebre maschera, anch’essa d’oro.

Analisi eseguite nel corso degli anni, non ultime le analisi del DNA compiute nel 2009, hanno consentito di appurare che il faraone soffriva di diverse malattie, alcune delle quali ereditarie, ma si è ritenuto che a nessuna di esse possa essere imputata la morte.

Dalle analisi più recenti è emerso che il faraone morì di morte naturale e non venne ucciso, una teoria, quest’ultima, avanzata in passato da qualche studioso. Tutankhamon sarebbe deceduto forse poco dopo aver subito la frattura della gamba sinistra e non per un colpo alla testa, che gli studi hanno dimostrato essere stata forata durante il processo di mummificazione. Nel 2014, inoltre, un’autopsia virtuale ha ricostruito l’aspetto fisico del giovane sovrano, del tutto simile a quella della maschera mortuaria: il volto combacia quindi con la descrizione fatta dal suo scopritore, Carter, che lo aveva definito “raffinato e gentile”.

articolo a cura di Franco Buttaro – Foto Reuters

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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