Non so se ci fosse bisogno del Covid per capire lo stato di salute della Sanità italiana, ma certo la pandemia ha messo a nudo tutte le storture di un sistema che, da quando c’è stato il decentramento di gestione affidato alle Regioni, ha visto la qualità via via scendere a livelli bassissimi; vero che la cosa cambia da Regione a Regione (e non mancano comunque alcune eccellenze), ma è altrettanto vero che spesso proprio là dove si “crede” che la situazione sia splendida, succede poi di trovarsi davanti a realtà di ben altro tenore.

L’abitudine è spesso stata quella di “accusare” medici ed infermieri relativamente alla qualità del servizio offerto, ma il Coronavirus ha dimostrato che sia proprio il personale, chi negli ospedali lavora, la forza positiva di un sistema allo sbando, in mano a vertici che sono politici e la cui competenza del settore è meno del sapere a cosa serva l’aspirina ….
Le polemiche relative al sistema sanitario italiano non sono mai mancate e basti pensare a Ministri che portano il nome Poggiolini o De Lorenzo, per rivangare illeciti, scandali, tangenti e gli emoderivati infetti, prodotti “salvavita” somministrati agli emofilici (ne so qualcosa purtroppo, avendo io un fratello emofiliaco, morto a cinquantaquattro anni, anche per le conseguenze dei trattamenti ricevuti) senza alcun controllo circa la presenza di virus letali.

Queste sono le punte dell’iceberg che hanno portato a ritenere come, decentrare, potesse voler dire assicurare un futuro migliore a chi doveva curare la salute degli italiani, senza considerare però a chi poi veniva affidata la responsabilità, la gestione, di un settore primario, come proprio la pandemia che ha colpito tutto il Mondo ha dimostrato.
Cosa sia oggi la Sanità lo dicono i numeri, le tante promesse mancate dopo una primavera passata nel tentativo di arginere il Covid, con infermieri e medici morti per l’assenza di misure preventive, anche quando ormai la pandemia era accertata dai fatti; oggi che si sta affrontando la seconda ondata del Coronavirus, ci si accorge che nulla è cambiato rispetto a qualche mese fa, ci si accorge che mancano medici, infermieri, che mancano strutture e materiali, che, insomma, non si è andati al di là delle solite chiacchiere, di promesse immancabilmente disattese ….

Cosa si debba fare per migliorare la situazione non è cosa facile da decidere, ma sicuramente servirebbe innanzi tutto competenza, magari condita dalla voglia di lavorare superando le singole idee e, perchè tacerlo, una certa smania di protagonismo, con meno interviste e comparsate televisive e più lavoro di ricerca.

Questo a dire il vero non è solo colpa dei medici ormai divenuti “protagonisti” di quello che pare un real time televisivo e social, ed anche questo andrebbe regolato, perchè alla fine tutti parlano, spesso a sproposito, creando ulteriore confusione rispetto a quella che già impera e che porta in troppi a ritenersi “virologi da asporto”, buoni per trasmissioni della medesima qualità che ha il bicarbonato nella cura dei tumori!

La crisi della Sanità italiana è cosa che parte da lontano, favorita da interessi economici di chi direttamente o indirettamente, ma sempre a proprio beneficio, ci ha portati a vivere una realtà dove la salute, la vita dei pazienti, è in assoluto l’ultima delle preoccupazioni e chissà se e quando ci sarà modo di cambiare le cose…

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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