Basterà la salvezza raggiunta sul campo per vedere il Cesena ai nastri di partenza della prossima Serie B? Augurarcelo è la sola cosa che oggi possiamo fare, dato che la spada di Damocle dei debiti pende sulla testa del Cavalluccio in maniera estremamente preoccupante!
Comunque sul campo il Cesena ce l’ha fatta, facendo correre brividi gelidi lungo la schiena degli innamorati tifosi del Cavalluccio; riuscendo nel finale di stagione a produrre quel gioco che ha portato risultati prima solo sperati.

Il coraggio si sa, non sempre paga, ma è l’unico modo per provare a togliersi dai guai quando i limiti sono almeno pari alle qualità di una rosa certamente non priva di lacune, ma anche non sempre sfruttata a dovere in tutte le sue componenti.
Salvarsi è stato un miracolo? Può essere sia così, ma ritengo lo sia se ci si limita sempre e solo a guardare “l’orto” di casa e seguire il resto nelle sfide unicamente attraverso risultati e classifica; la cadetteria, già da qualche stagione, esprime poca qualità e spesso la differenza la determinano organizzazione di gioco e determinazione, altrimenti come giustificare i risultati delle neopromosse, spesso ormai più brave di chi affronta la B da tempo?
Ho visto giocare il Cesena, ma anche molto spesso Novara e Pro Vercelli (vicinissime a Torino) e capirò poco di calcio, ma non ho notato tutta questa differenza di valori in campo tra chi gioca i play off e chi ha lottato per non retrocedere ed i contenuti distacchi in classifica ne sono conferma, anche considerando che quarantadue giornate sono tantissime e si è arrivati alla fine con i giochi ancora tutti da fare.

Ognuno giudica naturalmente a modo proprio e quindi gli elogi andranno assegnati secondo metri di giudizio diversi tra loro, passando da San Castori al miracolo Moncini, dal bel finale di stagione a più di un passaggio a vuoto spesso evitabile, e bisogna accettare allo stesso modo le critiche, a Società, tecnico e giocatori, perché magari non sempre saranno state giuste ed appropriate, ma la fiducia la si conquista in campo e non solo con i risultati e le dichiarazioni.

Credo infatti che se qualcuno è rimasto indispettito da una certa mancanza di fiducia di chi sta fuori dal campo, stampa compresa, è perché non sempre si è avuta l’impressione di quell’unione e quella compattezza sbandierate, così come non sempre le decisioni prese sono risultate le migliori possibili; diciamo che la continuità non è stata la caratteristica più evidente di questo Cesena, così come spesso si è cercato di fare argine senza avere la volontà di proporsi.
La stagione non è però finita e fuori dal campo ci sarà da combattere una battaglia ancor più dura: quella economica, dei debiti, ingenti e chissà quanto possibili da diluire nel tempo e nei modi.

Personalmente mi chiedo però una cosa: se ci sono regole e controlli, com’è possibile arrivare a punti di eventuale non ritorno, che vediamo sempre più numerosi? Ma com’è possibile cumulare debiti di decine di milioni di euro senza che chi di dovere muova un dito? Quello del Cesena è solo uno dei tanti casi che negli ultimi anni sconquassano il mondo pallonaro italico e che rimane difficile pensare non abbiano un modo per essere evitati.

Probabilmente però mi stupisco in maniera sbagliata e basta ritornare a qualche mese fa ed alla sentenza sulla precedente gestione della Società bianconera per capire che troppe cose non vanno e non funzionano e la giustizia sportiva sia in grado di funzionare davvero; meglio rubare milioni per cupidigia che una mela per fame, perché la mela porta al carcere, i milioni applausi, congratulazioni ed assoluzioni!

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Luigi Rega

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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