Gli ultimi articoli dei colleghi di Redazione, Sara Patron (I fiori del bene) e Giacomo Giunchi (Quel Natale di 106 anni fa), oltre ad Onlus ed Associazioni benefiche che conosco e la cui benefica attività è di aiuto a moltissime persone, mi hanno fatto riflettere su questi giorni dove si parla tanto di “SACRIFICI” cui siamo sottoposti a causa del Covid.

E’ indubbiamente importantissimo ed oneroso quanto ci sta capitando, a livello personale, economico, sociale, perché quanto piovutoci sulla testa improvvisamente e le relative conseguenze, stanno mettendo tutti a dura prova e non solo perché dall’alto vengono prese decisioni che a volte sono in antitesi tra di loro ed altre non soddisfano che in minima parte le innumerevoli necessità.

SACRIFICI, ho scritto poche righe sopra, cosa che mi pare non sempre rientri tra le parole comprese nel nostro vocabolario e nei nostri atti giornalieri, comuni, forse perché siamo abituati dal mondo che stiamo vivendo a dare per scontate troppe cose, dimentichi che voltandoci indietro c’è sempre chi sta peggio e che spesso rappresenta la maggioranza delle persone.

Perché tanta gente abbandona i propri luoghi, le terre di origine, le proprie famiglie, magari su un barcone che fatica a stare a galla e navigare, vendendosi come “schiavi”, per raggiungere il nostro di paese, anche solo come via di transito? Possibile siano tutti delinquenti in cerca di facili guadagni? E così fosse, lo fanno perché da loro non c’è più nulla da rubare o attratti dall’opulenza di chi si lamenta ma non sa cos’è davvero la povertà, il non avere nulla, neppure l’acqua da bere?

Eppure mica si naviga tutti nell’oro, anche da noi, anzi … c’è gente davvero povera, che magari ha perso lavoro, casa, affetti, anche se a fare da contraltare c’è chi si lamenta per la propria vita grama ma poi tira fuori immancabile l’ultimo modello di cellulare che il reddito di cittadinanza (non il lavoro) gli ha “donato” senza batter ciglio ….
Fortuna che c’è anche chi si dedica agli altri, ai meno fortunati sul serio, chi, e l’articolo di Sara ne è la prova, vive donando tutto quanto possiede a coloro che hanno necessità di una mano caritatevole, pietosa, a sorreggerli, a dar loro una speranza di futuro; quante sono le Francesca Candeloro in mezzo a noi? E quante ne servirebbero per poter dire di vivere in un Mondo migliore?

Siamo vicini al Natale, i Dpcm ci complicano la vita, facendoci sentire oppressi, limitati nelle nostre libertà individuali e collettive, nessuno escluso, e qualunque sia l’argomento c’è chi si lamenta, chi (non tantissimi per fortuna) dà in escandescenza e chi se ne frega e si comporta come nulla fosse, come se, solo in Italia, il conteggio dei morti non fosse altro che un numero come un altro, crescente penosamente di giorno in giorno.

Siamo ormai sulla soglia dei 70.000 morti da Covid, o per le sue conseguenze unite ad altre patologie, il che vuol dire vedere una città come l’Aquila o come Potenza, ridotta ad un agglomerato di case e strade vuote? Qualcuno ci ha pensato? Vivo in Piemonte e così tanti morti ridurrebbero a zero gli abitanti di Vercelli o Biella e gran parte del loro territorio provinciale, si potrebbe girare cioè per borghi senza trovarci anima viva …

Sarà che viviamo troppo bene, che guardiamo troppa tv spazzatura e stanziamo troppo sui social per renderci conto della realtà, da lì i piagnistei, le intemperanze, le intolleranze, conseguenza dell’essere ben presenti rispetto ai diritti, molto meno invece ai doveri, non solo dei comportamenti, anche se possiamo sempre rispondere, a ragione purtroppo, che l’esempio arriva dall’alto e quindi …

Ci sacrificheremo in queste Festività? Oppure andremo comunque alla Messa di mezzanotte che il prete intransigente (ed irrispettoso) officerà alla faccia di tutto e tutti solo perché SOLO a mezzanotte si può stare insieme al Signore? Ci sacrificheremo al cenone della vigilia o a quello di San Silvestro, trascorrendolo tra pochissimi intimi o vivremo le solite tavolate dove poi si finisce di bisticciare anche se è Natale e …. siamo tutti più buoni e tolleranti, almeno per un giorno?
Pensare a quel Natale di guerra di 106 anni fa è considerare un tempo di cui non abbiamo contezza e di cui meno che mai ci importa qualcosa? Probabilmente è così, ma allora buttiamo via tutto quanto è stato prima di noi? Nel secolo scorso ci sono state due Guerre Mondiali che hanno causato milioni di morti, purtroppo causati dall’uomo, da noi, dai nostri avi e che ha coinvolto quante persone?

Noi facciamo sacrifici? Durante la Seconda Guerra Mondiale quanta gente ha trascorso anni sotto i bombardamenti, ha perso la vita non solo al fronte? Pensare a Londra sotto attacco per mesi, di giorno e di notte, non dà da pensare che quella gente facesse dei veri sacrifici? Dover scappare nei rifugi ad ogni ora del giorno e/o della notte, riuscire se possibile a salvare la pelle un giorno dietro l’altro, magari uscendo dopo l’ennesimo bombardamento per scoprire di non avere più casa, più nulla se non la propria vita?

Parliamo di sacrifici, parliamo di tutto quel che si vuole, libertà compresa, ma occorrerebbe anche una maggiore consapevolezza non solo relativamente all’oggi, ma anche, per costruire un domani possibilmente migliore, di cosa è stato ieri, di chi nel bene e pure nel male ha costruito pezzo dopo pezzo il mondo che viviamo.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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