Rossella è volata in cielo. L’atassia, malattia neurodegenerativa incurabile di cui era affetta, non le ha lasciato scampo.

Sabrina, la sua amica del cuore, affetta della stessa malattia, lotta e continuerà a lottare, anche nel nome di Rossella, per la ricerca.

Quelle che seguono sono le parole che Sabrina ha voluto dedicarle oggi, giorno in cui la comunità le ha dato l’ultimo saluto. E io, sentendo tra le righe un cuore che batte d’amicizia e d’amore, ho deciso di condividerle con voi cari lettori: sosteniamo tutti insieme la ricerca, unica speranza per le malattie rare.

Nella carrozzina Rossella a fianco a lei Sabrina (bionda) quando ancora l’atassia non le aveva preso le gambe dietro la mamma di Rossella

Cara Rossella,

amica mia,

sono certa che dove sei adesso puoi sentire la mia voce.

Questa mia voce che ti piaceva tanto ascoltare, che ti dava gioia e allegria, e che ti faceva sempre nascere un sorriso vero e grato nel tuo bellissimo viso.

Me lo diceva sempre la tua mamma, che appena mi sentivi ti illuminavi, così come quando ti diceva che sarei venuta a trovarti.

E io non te l’ho mai detto, ma sapere di essere per te motivo di gioia mi permetteva di sentirmi meno sbagliata, meno sfortunata, meno inutile.

Ci siamo conosciute pochi anni fa, quando ancora la malattia non ti aveva invalidata completamente, quando ancora la malattia non si era presa le mie gambe.

Ti ho sentita subito vicina, e da quel giorno la mia vita ha trovato senso nel darmi da fare per aiutarti: ho iniziato a raccogliere fondi per poterti donare una carrozza degna di te, la principessa farfalla che amava i colori e la vita, le persone e le feste, la sua mamma, l’amicizia, la vita, il mare e le farfalle.

Rosa e lilla, erano i tuoi colori preferiti. Dicono che questi colori, nelle farfalle, sono estremamente rari, e che indicano un importante cambiamento voluto dal cielo per liberarci finalmente da un grosso problema che ci portiamo dentro da tempo: e allora mia amata Rossella, voglio pensare che tu le amassi proprio per questo. Perché tu, da qualche parte dentro di te, sapevi che la sofferenza che hai vissuto con dignità e voglia di vivere, serviva a liberare la tua famiglia da questa croce che già aveva portato via il tuo papà.

Sei stata un dono d’amore, per me e per tutte le persone che hanno avuto modo di conoscerti. E sono tante, sai? Me ne rendo conto in questi giorni, che dai social, appena ho comunicato della tua dipartita da questa terra, mi stanno riempiendo di messaggi.

Ma soprattutto, sei stata un dono d’amore per la tua mamma, che instancabilmente si è presa cura di te, e che ti ha amata come meritavi, non per dovere o per mettere a tacere ogni senso di colpa, ma solo per puro e infinito amore.

Le mie battaglie sono state anche per te, amica mia. Te, che mi hai insegnato tanto, anche grazie a tutte le porte che la burocrazia e le istituzioni ti hanno chiuso in faccia.

Anche grazie a te ho accettato l’incarico amministrativo nel mio Comune, e anche di questo ti ringrazio, perché le mie giornate da qualche mese hanno trovato un nuovo senso, nell’aiuto, nell’ascolto e nel sostegno dei più fragili.

Ti chiedo di starmi vicina Rossella, ti essere un leggero alito di vento che mi sfiora il viso quando la stanchezza, la fatica o la delusione prenderanno il sopravvento.

Ti chiedo di guidarmi, e di proteggermi. Di appoggiarti dolcemente sulle mie spalle quando penserò di non farcela più, e di darmi la forza e il coraggio di non mollare mai.

Te lo chiedo nel nome dei padri, dei figli e delle mamme che lottano quotidianamente contro l’atassia.

Te lo chiedo nel nome di Acaref e delle ricercatrici che spendono la loro vita per trovare quella cura che ancora non esiste.

Te lo chiedo nel nome dell’amicizia e dell’amore che mi hai donato ogni volta che il tuo cuore, attraverso il tuo sguardo, entrava nel mio cuore.

E allora adesso chiudo gli occhi, mi appoggio una mano sul petto, e ti sento viva, ancora, dentro di me. E così sarà, per sempre.

Ti voglio bene.

Sabrina”.

A cura di Sara Patron – Foto Facebook

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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