Ho avuto occasione di parlare di contrabbassisti italiani nei precedenti miei interventi. Ottimi musicisti che con il loro supporto strumentale hanno fatto in modo di dare alle formazioni di generi musicali diversi come la Musica Classica, la Musica Leggera, la Musica Jazz sia in orchestre, sia in trii, quartetti, Sestetto il giusto equilibrio musicale nell’ambito ritmico.
Il contrabbasso come dicevo in altre occasioni di articoli sui contrabbassisti è uno strumento essenziale importante nei vari contesti musicali esso a svolto un’importante percorso che l’ha portato fino al periodo del dopoguerra quando il contrabbasso viene usato nei concerti della Musica Jazz. Dagli anni del dopoguerra lo strumento prende sempre più il possesso nelle formazioni musicali del Novecento e dagli anni Cinquanta prende notevolmente piede anche in formazioni jazzistiche, anche per merito di un grande musicista, il messicano Charlie Mingus, che fece dello strumento un scuola fino ad arrivare ai contrabbassisti di oggi.
“Il contrabbasso quindi è uno degli strumenti più amati sai musicisti, specialmente quelli che suonano la Musica Jazz: com la storia insegna, lo stesso fu oggetto di attenzione già nell’epoca classico romantico e produsse alcuni grandi virtuosi dello strumento; tuttavia di una mera progressione di note che si ricunduceva molto al suono del violoncello (pur essendo timbricamente diversi). Gli epidodi uniti al piano di Dragonetti e Bottesini la “Trota” di Schubert, il settimino di Saint Saens, l’amalgama nei quartetti di Dvorak, costituivano tutti esempi di utilizzo misurato e contestualizzato del contrabbasso. Le prime considerazioni sulla diversità e sulle possibilità espressive della strumento vennero effettuate nel nuovo secolo, il Novecento: qualche avvisaglia provenì da Hindemith con il suo lavoro specifico, ma sia il movimento impressionista che quello espressionista aveva cominciato a prendere in seria considerazione pizzicati, glissandi, vibrazzioni armoniche che andavano oltre il semplice schema melodico proposto attraverso l’arco.
Questa differenziazione entrerà nella composizione seriale ed influenzerà ancora più direttamente le generazioni dei compositori appartenenti all’area baltica, con particolari approcci effettuati da Tubin, Nordheim, Hedstroem, dai russi Gubaidulina, Snittke, e dai tedeschi Henze e Stockhausen. Comunque con con il verificarsidwlla fine della seconda guerra mondiale e l’imporsi delle teorie moderne scoppierà quel “tappo” che teneva chiuse le idee e le nuove impostazioni da seguire: cominciò Jacob Druckman che nel 1969, spostò (in chiave solistica) l’utilizzo convenzionale dello strumento, cominciando a prendere in considerazione altri aspetti che riguardavano le modalità di atteggiamento verso il contrabbasso: qui il basso veniva esplorato nelle sue capacità percussive e musicali alle quali veniva unito un linguaggio rafforzativo fatto di dussurri, grida e tanta improvvisazione; ma le vere rivoluzioni provennero dalla “casualità” delle teorie di Cage che con il duo Ryoanij del 1983 produsse un balzo nelle menti degli operatori con un lavoro a carattere minimale, ma totalmente in linea con le sue più enigmatiche opere, poi da Giacinto Scelsi che unì a quel timbro grave una ricerca estrema di punti di contatto con la spiritualità orientale, ed ancora da Xenakis che con Therops dimostrò che era possibile comporre utilizzando frequenze intermedie dello strumento sul quale fino da allora era quasi disumano chiedere di più.
Ma i microtoni innteressarono anche il campo orchestrale: Ligeti fece sporadici tentativi per allargare anche al contrabbasso il concetto di micropolifonia ed invero i clouster da lui usati saranno l’idea dominante di molti compositori classici che sfrutteranno tecniche estese delle più varie per raggiungere l’obiettivo. Ma anche molti musicisti jazz saranno investiti di questo patrimonio complessivo che uniranno alla loro propensione jazzistica di tipo free (vedi Joelle Leandre, William Parker etc.). Compiendo un tracciato di trasversalità tra generi di cui ancora non si vede la fine. Invero, e il jazz che dà un contributo elevato all’emancipazione del basso da strumento di accompagnamento a strumento solista, in un percorso che inizia dalle bands di Ellington e finisce la sua prima parte nei trii di be-bop degli anni Quaranta e Cinquanta. Tutti questi bravi solisti, da Blanton, Ray Brown, etc, furono la base di preparazione per la prima grande evoluzione del contrabbasso: da Charlie Mingusche creò la prima miscela compositiva che tiene in cosiderazione non solo l’aspetto ritmico del contrabbasso (spesso incastrato in un ambito orchestrale) ma anche quella “fisicità” che diventerà poi completa nelle decadi successive: il suo basso esuberante ed esplicativo del Washington, influenzò tutta la serie di jazzisti che interpreteranno il corso del genere free, da Haden a McBee, e questo movimento si contrappose all’altra grande tendenza di quegli anni, quella della “composizione spontanea”, oggetto del lavoro dei contrbbasdisti uniti dalla filosofia di Bill Evans che nel trio vedeva possibilità di dialogo ed interazioni in un’ambito dove il contrabbasso aveva pari dignità del piano o della batteria: a questa linea di pensiero aderì il compianto Scott La Faro e tutti i suoi successori con Evans (Chuck Israel, Gary Peacock, Eddie Gomez, Marc Johnson). La terza grande novità nel contrabbasso jazz fu quella di Pastorius e del suo basso elettrico: qui in verità molti vedono una forzatura poiché in realtà Jaco usò uno strumento diverso da quello che tradizionalmente veniva usato negli ambienti musicali: tuttavia il tipico approccio jazzistico accomuna le due ipotesi e rende difficile una separazione.
Se tenessimo in mente tutte le modificazioni storiche apportate allo strumento nei secoli, dovremmo facilmente accettare anche questa novità; il basso di Pastorius diede vita ad un nuovo linguaggio espressivo dei bassisti che conferì maggiore incisività ad una sua ipotetica “voce”. Il suo esempio fu preso ad imitazione negli anni Settanta da tutti i bassisti “Fusion” (Stanley Clarcke, Mark Egon, Eberhard Weber, etc.) che con il tempo ne diedero anche delle varianti (vedi per esempio il particolare status espositorio di Marcus Miller). Ma in verità è vistoso l’esaurimento di nuove forme stilistiche che possono ricondursi al jazz […]¹”. (¹’ Ettore Garzia).
Ora non mi resta che parlare della carrieradi un artista italiano Rosario Bonaccorso che sta attraversando alcune significative tappe, che per il contrabbassista imperiese rappresentano un importante ricompensa. Dopo anni di collaborazioni prestigiose e dopo aver contribuito al successo di molti artisti, il ruolo del musicista ligure di origine siciliana è diventato indispensabile per molti protagonisti della Musica Jazz e la figura artistica di Rosario Bonaccorso si sta confermando come tra le più autorevoli e rappresentative in Europa.
La ventennale esperienza maturata al fianco di centinaia di grandi artisti americani e europei del calibro di Benny Golson, Enrico Rava, Billy Cobham, Stefano di Battista, Pat Metheny, Michael Breacker, lo hanno reso uno dei più richiesti contrabbassisti della scena musicale a livello internazionale, il musicista siciliano è un’artista di grande comunicazione, dotato di uno spirito di improvvisazione originale,uno stile che ci riporta alla grande tradizione dei contrabbassisti della musica afroamericana che il musicista rivisita con freaschezza, grande maturità e personalità, durante la scorsa estate ha collaborato con progetti di concerti in trio ed in quintetto con il chitarrista americano Metheny ed ancora con Mark Turner, certamente l’esponente interessante de sassofonisti americani dell’ultima generazione.
Durante la prima decade del nuovo Millennio sono notevoli i progetti di questo artista, uno tra i quali nella stagione autunnale del 2005 ha realizzato una tournée con il suo quintetto “Appunti di Viaggio”, questa nuova produzione artistica nasce da un percorso umano e musicale “autobiografico” con cui Rosario ci fa rivivere una buona parte della sua vita artistica, passando dal suono e l’intensità dei jazz club di New York, la città della Grande Mela, alla magia del suono della musica brasiliana, mantenendo intatto quel gusto della melodia così mediterranea che contraddistingue tutte le sue composizioni. Inoltre ha partecipato alla realizzazione del prossimo progetto, un’opera discografica dal gusto unplugged del cantante bolognese Lucio Dalla.
Nella sua vita artistica il contrabbassista è molto prolifico, egli ha e partecipa a molte rassegne di festivalin Europa, negli Stati Uniti e in tanti parti del mondo; come al TimJazz Festival con concerti a Rio de Janeiro e San Paulo do Brasil, Rosario progetta e produce la seconda opera discografica registrando l’album del trombettista Enrico Rava, sua secondo lavoro per la famosa label tedesca ECM Records; il precedente lavoro dal titolo “Easy Living”, distribuito in tutto il mondo e recensito come il miglior disco e migliore formazione europea dell’anno 2005.
Gli ultimi impegni di Rosario Bonaccorso sono come sempre pieni di progetti, come la tournée dedicata al trombettista Miles Davis, con la formazione capitanata dal batterista Roberto Gatto.
Con i suoi colleghi l’artista condivide le esperienze di entusiasmanti concerti live, sulle scene italiane, di Milano, di Roma, di Bologna, di Palermo, di Modena, e di altre importanti città italiane. I tours si sono conclusi con un progetto prodotto dalla colanna dedicata al jazz, della label Casa del Jazz di Roma, in collaborazione con il settimanale italiano “L’Espresso”.
Altri concerti dei quali ha partecipato, sono da segnalare quello con il trombettista triestino Enrico Rava in quintetto, con la special guest Mark Turner, al Teatro Regio di Torino, un concerto valido esempio di come la Musica Jazz di qualità viva di un momento di grande fervore e di tutto esaurito, è il caso di ricordare che nell’anno 2001 Rosario, in trio con Rava e Bollani, ha ottenuto due concerti al Teatro alla Scala di Milano, concerti che hanno aperto la strada al jazz in questi grandi teatri, templi della Musica Classica e dell’opera.
In questo inizio di Millennio il contrabbassista siciliano con la stessa formazione di Enrico Rava, hanno partecipato a New York ad una rassegna come ambasciatori del jazz italiano. Il progetto realizzato da Umbria Jazz con i migliori musicisti e gruppi italiani denominato il “Top Italian jazz”, a suonare nel leggendario locale il Birdland di Manhattan, e così per una settimana nello storico locale della Grande Mela, dove di sono esibiti i grandi musicisti americani, tra i quali il sassofonista Charlie Parker e il pianista Thelonius Monk due protagonisti del jazz moderno, il Bobop. Inoltre altri concerti aspettano l’artista all’orizzonte come quello del Giappone lo Stato drl Sol Levante, per 8na tournée nel famoso locale il Blue Note di Tokyo, questa volta con il Quartetto di Stefano di Battista, gruppo che ormai da anno è al centro dell’attenzione della critica internazionale dopo cinque opere discografiche realizzate per la label americana Blue Note Records, accolti entusiasticamente dalla critica americana. Il prossimo viaggio in Giappone nello stesso periodo oltre a presentare il progetto e una produzione discografica drl quartetto, dedicata alla musica del sassofonista Charlie Parker, sarà un impegno molto significativo sotto il profilo artistico, perché solo da qualche anno i musicisti italiani dono riusciti a rompere il monopolio degli artisti americani nel paese del Sol Levante che da molti decenni è uno dei mercati musicali più importanti del pianeta. Nonostante gli innumerevoli impegni Rosario Bonaccorso organizza e dirige artisticamente uno tra gli appuntamenti musicali più interessanti del panorama nazionale, il Festival Jazz di Laigueglia ed il Percfest il Festival Europeo delle percussioni. Tante saranno le novità che verranno presentate per il Decimo Memorial Naco, un progetto dedicato alla figura del fratello di Rosario Bonaccorso il grande percussionista scomparso tragicamente dieci anni fa, i programmi didattici, i seminari ed il concordo internazionale per i percussionisti creativi dono diventati un appuntamento culturale di levatura europea e non a caso il Percfest di Laigueglia è stata battezzata “La Capitale Europea delle Percussioni”, proprio perché in questa manifestazione il ruolo di questi antichi strumenti è valorizzato, divulgato ed amato come in nessun altro appuntamento musicale di questo settore. Tra gli ospiti di rilievo del cartellone del Jazz festival vi hanno partecipato Gino Paoli, con il suo progetto “Un Incontro di Jazz”, è poi Elliot Zigmund già batterista del mitico pianista Bill Evans, la Special Edision formazione del batterista Roberto Gatto dedicata al grande trombettista Miles Davis, il cantante speaker di Radio Montecarlo Nick the Nightfly, il nuovo gruppo “Indigo” del trombonista Gianluca Petrella, il Paolo Fresu Quintet, ed ancora un omaggio al trombettista Louis Armstrong, e un tributo alla musica della cantante Joni Mitchell della cantante Maria Pia De Vito con il pianista Danilo Rea ed il contrabbassista Enzo Pietropaoli. Rosario Bonaccorso, prosegue la sua attività e vita artistica con tanti altri progetti e produzioni sia discografiche che tournée in volerti live in tante parti del mondo.
A cura di Alessandro Poletti – Foto Repertorio