Dopo quattro lunghi lustridi Roberto Savi, ex poliziotto della banda denominata Uno Bianca, sarebbe l’autore anche di alcuni attentati esplosivi avvenuti a Rimini all’inizio degli anni ‘70. Un anno fa Savi, che sta scontando l’ergastolo nel penitenziario di Bollate, avrebbe chiesto, di essere ascoltato dai pubblici ministeri della Procura di Bologna.

Secondo alcuni indiscrezioni, il criminale – alla guida del gruppo sanguinario che tra gli anni Ottanta e Novanta seminò il terrore in tutta la Regione, lasciandosi alle spalle una 24 delitti e numerose rapine –, collegato in videoconferenza dal carcere milanese, avrebbe fatto dichiarazioni spontanee, riferendo fatti risalenti all’inizio degli anni ‘70 e attribuendosi alcuni attentati, con piccoli ordigni, che avrebbe commesso a Rimini nell’ambito di un attivismo in movimenti di estrema destra. Episodi senza vittime che avrebbe commesso da solo, ben prima dei fatti della banda per cui è stato condannato.

Roberto Savi, 68 anni, – considerato insieme ai fratelli Fabio e Alberto una delle figure centrali della banda, nonché il suo fondatore – fu il primo ad essere arrestato. Insieme al fratello Alberto fu membro della Polizia di Stato, assegnato alla Questura di Bologna, dove al momento dell’arresto rivestiva il grado di assistente capo ed effettuava il servizio di operatore radio nella centrale operativa. Da giovane ha militato nel Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. Il periodo al quale viene fatta risalire la militanza di Savi è quello degli anni di piombo, caratterizzati da violenze di piazza e da attentati, nonché da scontri tra giovani aderenti a formazioni extraparlamentari di destra e sinistra.

Nel marzo del 2022 l’ex poliziotto aveva presentato, per la terza volta, una richiesta di grazia al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il tribunale di Sorveglianza di Milano aveva trasmesso gli atti alla Procura generale di Bologna, che aveva espresso parere contrario, attraverso la procuratrice reggente, Lucia Musti.

Questo assassino non ha mai chiesto scusa ai familiari, nemmeno al figlio nostro concittadino Mirri, che vede morire sotto un sparatoria suo padre Graziano mentre lavorava al suo distributore di Cesena.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Report

Il Direttore Editoriale Carlo Costantini

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