Siamo davanti a qualcosa di mai visto, un’autentica rivoluzione. Craig Venter, che nel 1999 aveva decodificato per primo il genoma umano, è riuscito a creare il primo batterio completamente artificiale, syn 3.0.

Stiamo parlando di una forma di vita autonoma, capace di replicarsi, con un bagaglio minimo di geni: appena 473. Venter e il team guidato da Clyde Hutchinson hanno dato vita ad una nuova forma di vita, assemblata in laboratorio lavorando sulle basi che compongono il DNA.

Questa evoluzione supera anche il batterio col DNA espanso messo a punto due anni fa dagli scienziati dello Scripps Research Institute: qui siamo di fronte alla reale creazione della vita artificiale. Aggiungere al DNA di un essere vivente come un batterio nuove istruzioni è utile per indirizzarlo verso funzioni specifiche, per esempio mangiare plastica o petrolio, a fini ecologici. Quello che ora ha fatto Venter è capire come si comportano i geni che danno vita alla sua creatura, progettati al computer ed assemblati in laboratorio.

Pertanto, in prospettiva, sarà possibile comprendere anche come agiscano i nostri, che sono circa 30mila.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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