Che cosa vorrebbe dire per l’Italia interrompere le forniture di gas dalla Russia per accelerare la fine del conflitto, con precisione non lo sappiamo. Di certo lo scenario non è dei migliori.

“Preferiamo la pace o stare con il condizionatore acceso?”, è la domanda che il premier Mario Draghi ha posto alla sua maggioranza e all’intero Paese. E ha poi aggiunto che se dovessimo interrompere oggi la fornitura avremmo scorte fino a ottobre. E poi, che cosa ci aspetta?

Una prima risposta chiara alla crisi energetica è arrivata questa notte dal Parlamento con il via libera al disegno di legge di conversione del decreto bollette.

Le commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera hanno dato il via libera al disegno di legge di conversione del decreto bollette ponendo un limite al riscaldamento e alla climatizzazione negli edifici della Pubblica amministrazione: la temperatura non potrà essere più di 19 gradi in inverno e meno di 27 gradi in estate, con due gradi di tolleranza nel periodo che va dal primo maggio al 31 marzo 2023, “al fine di ridurre i consumi termici degli edifici ed ottenere un risparmio energetico annuo immediato”, scrive la Commissione.

La temperatura degli edifici pubblici oggi, in base a una disposizione del 2013, è fissata rispettivamente a 20 gradi e 26 gradi, sempre con 2 gradi di tolleranza, quindi i limiti vengono modificati di un grado, ed escludono ospedali, cliniche e case di cura.

Il provvedimento è atteso in aula a Montecitorio lunedì. Le misure stanziate ammontano a quasi 8miliardi, di cui circa 5,5 per fare fronte al caro energia con misure come la cancellazione degli oneri di sistema per le utenze domestiche per il secondo trimestre e il potenziamento del bonus sociale. La restante parte va a sostegno delle filiere produttive più in difficoltà in questa fase. Sono previste inoltre liberalizzazioni per le rinnovabili e l’aumento della produzione di gas nazionale.

A cura di Renato Lolli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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