Pallone Calcio Roma 17-03-2014 Stadio Olimpico - Football Calcio 2013/2014 Campionato italiano Serie A AS Roma - Udinese Foto Andrea Staccioli / Insidefoto

Della disfatta della Nazionale italiana di calcio contro la Svezia si è già parlato fin troppo.
Abbiamo perso all’andata, giocato bene ieri sera, ma senza riuscire con evidenti colpe di tutti, a non segnare una rete; siamo fuori dal Mondiale come non avveniva dal 1958, punto e fine discorso, con enorme dispiacere per giocatori come Gianluigi Buffon, che meritavano un epilogo ben diverso di carriera con la maglia dell’Italia.

Adesso sarebbe ora di interrogarsi sui perchè questo vergognoso scempio è accaduto.
E’ facile, troppo comodo, e un pò superficiale scaricare la colpa sui protagonisti( in negativo) in campo e su Ventura che pure lui di colpe ne ha da vendere, così come il caro Tavecchio.

Loro sono solo artefici di una gestione negativa, ma la situazione è ben più critica da vari anni.
Basta ricordarsi, periodo con Conte escluso, i risultati dell’Italia negli ultimi campionati del mondo, con umiliazioni continue e sconfitte inaccettabili. Ventura, Tavecchio e diversi calciatori presenti in quelle spedizioni, ieri non c’erano e allora come la mettiamo?

Semplicemente la colpa è della sbagliata cultura italiana presente nello sport. Quella di vincere a tutti i costi, con tutti i mezzi possibili e immaginabili, a volte anche infischiandosene di regole e restrizioni.
A questo punta tutto il movimento calcistico italiano, diventato un sistema economico che ha un solo scopo; fatturare e vincere.
Per fare questo si investono ingenti risorse su calciatori stranieri, bravi, bravini o bravissimi, vero, ma a cui gli italiani, se fossero formati fin dalle giovanili non avrebbero nulla da invidiare.
Non venitemi a dire adesso che Callejon sia più forte di Insigne. Almeno sono dello stesso livello, la differenza è che lo Spagnolo i mondiali li giocherà, e l’italiano, misteriosamente oggetto inutilizzato da Ventura, se li guarderà da casa.

Si investe poco sui giovani talenti che si bruciano troppo presto. Prendiamo Bernardeschi, tanto per citarne solo uno. Alla Fiorentina aveva il numero 10 era il leader della squadra, nonostante la sua giovanissima età. Adesso è approdato dalla Juventus, ammaliato da false promesse, perchè tanto alla fine giocano gli stranieri, considerati più forti come Cuadrado.
Il ragazzo intanto coltiva la sua esperienza in panchina o negli allenamenti, così Rugani, altro giocatore a cui era stata fatta la promessa di giocare e che, nonostante l’addio di qualche big non riesce comunque a trovare spazio; così come tanti altri calciatori giovani, ammaliati dalle grandi squadre e su cui queste puntano poi col contagocce, rovinando dei talenti, perchè non ancora pronti per guidare la squadra verso risultati immediati.

Allora se il tempo è tiranno, perchè investire su giovani che poi non vengono fatti giocare? Non è meglio lasciarli crescere in provincia e poi comprarli solo quando si ha la certezza di farli giocare titolari, come avviene nei principali campionati esteri?

Ma si può anche andare oltre, volendo. Addirittura fino ad arrivare al calcio dilettantistico dove si sentono frasi raccapriccianti da parte di genitori indemoniati che incitano i propri figli a fare male all’avversario e che farebbero di tutto per vincere partite che di fatto non contano nulla.
E’ questo voler ottener tutto e subito che ha portato alla disperata situazione di oggi, a questa carenza tecnica e povertà di mezzi.
E’ questo, insieme agli errori commessi in due singole partite, ad aver segnato la fine di un ennesimo rovinoso ciclo italiano in una decade davvero buia.
Investendo sui giovani e forse cambiando un pò la “cultura della vittoria istantanea”, il movimento potrebbe risorgere dalle sue ceneri.

Questo è quanto tutti si augurano.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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