Nel giorno del passaggio di consegne all’interno del Cesena un uomo moderno, americano come Lewis potrebbe anche mettersi a piangere di gioia, oppure per la sua solitudine che sente dopo aver visto la sua squadra soccombere. A maggior ragione l’entrata di scena nel calcio bianconero di Romagna corrisponde alla cessione di un pezzo del proprio cuore o della propria famiglia. D’altronde, il presidente attuale è ben consapevole di dover riuscire a stare al passo con un calcio e un mondo che stanno correndo troppo veloci guardando con il petto in fuori la deregulation economica, quella che tanti anni fa veniva chiamata da Dino Manuzzi: “Il mio Cesena è un grande club stile casa e magazzino o bottega…”

Il Cesena in 80 anni di storia non si può certo negare che dalla sua fragilità iniziale, sia andato oltre le attese, mettendosi a nudo davanti alla platea dei tifosi che sono cresciuti e quasi invecchiati vista la fedeltà.

Quella fedeltà che è sempre poi per rito campanilistico esplosa nei derby con il Bologna e il Rimini. Ecco, oggi Lewis, per la prima volta, potrà capire cosa significa al “Romeo Neri” l’incontro non solo in campo, ma soprattutto sugli spalti con le solite frasi celebri, i cori strafottenti, gli striscioni che nel tempo sono rimasti cimeli da incorniciare.

Rimini – Cesena ritorna come un uomo invecchiato e stanco, se torno al 1977, ma oggi sarà come allora, il derby non si gioca, si vince, perchè la Romagna sarà divisa dalle sponde del Marecchia, il Dado è Tratto, ma con l’ultimo quesito che mi pongo: “Ma il Condor Massimo Agostini per chi tifa, visto che è nato a Rimini il 20 Gennaio 1964”?

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Valerio Casadei

Il Direttore Editoriale Carlo Costantini

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