Una “Francia ferma”, quella voluta dai sindacati, “fa ovviamente male ai nostri concittadini”, e “i primi penalizzati, quando abbiamo gli scioperi, sono i francesi più modesti”, ha criticato lunedì sera il premier Élisabeth Borne, difendendo su France 5 una riforma che garantirà la sostenibilità di “uno dei pilastri del nostro modello sociale”.
Ma le parole della premier cadono nel vuoto e proprio mentre il Senato, questo pomeriggio, discute l’articolo più controverso della riforma delle pensioni, quello dell’innalzamento da 62 a 64 anni di età per lasciare il lavoro, entrano nel vivo le 300 manifestazioni organizzate in tutta la Francia per quella che i leader sindacali hanno definito “mobilitazione storica”.
A cura di Renato Lolli – Foto ImagoEconomica