“Io sono un istrione
Ma la genialità è nata insieme a me
Nel teatro che vuoi
Dove un altro cadrà, io mi surclasserò ….”

Ci sono certamente altri testi, altre parole, altre citazioni che possono descrivere quel “piccolo” uomo che è stato Charles Aznavour, di cui ricorre il terzo anniversario della morte, ma l’inizio della sua canzone “Le cabotin” (L’istrione) dà alla perfezione il senso di cos’è stato questo parigino di origini armene che ha conquistato il mondo con il suo talento, con la sua versatilità, dato che alle oltre mille canzoni incise, ai trecento milioni di dischi venduti, va aggiunta la sua attività di attore ed i sessanta film cui ha partecipato, ma anche il teatro, la televisione.
Chahnourh Varinag Aznavourian, questo il suo vero nome, poi trasformato in Charles Aznavour, nasce a Parigi il 22 maggio 1924; grazie alla sua famiglia, può esprimere sin da giovanissimo le proprie doti di artista, esibendosi nei teatri parigini, seppur di bassa categoria …. ma il talento c’è eccome ed il suo colpo di fortuna arriva quando una sera, ad ascoltarlo in un modesto locale c’è la “regina”, Edith Piaf, che rimane incantata dal quel ragazzo e decide di portarlo con sé in giro per i teatri del mondo.

E’ il periodo degli Chansonnier francesi, quelli alla Gilbert Bécuad ed Aznavour diventa una stella, non solo in campo musicale ma anche in quello cinematografico, dove interpreta ruoli che esaltano la sua espressività; certo non ha il “fisico” (è alto 160 centimetri) e l’erotismo di Montand, così come gli mancano le caratteristiche peculiari di altri grandi artisti francesi dell’epoca, da Trenet, a Brassen, a Brel, però Aznavour è Aznavour, un grande, capace di scrivere ed interpretare testi che faranno sognare generazioni di persone, di innamorati.

La Piaf ne forgia il talento, gli apre le porte dello spettacolo che conta e Charles impara e fa tesoro degli insegnamenti, iniziando una carriera che praticamente si concluderà solo alla sua morte, avvenuta come detto l’1 ottobre 2018, a Mouriès, dopo aver girato il mondo, i suoi maggiori teatri ed aver incantato con la sua musica, le sue canzoni, interpretate in sette lingue, quelle che parlava correntemente.

Aznavour canta un genere melodico ed i suoi testi parlano delle gioie dell’amore ma anche della tristezza che deriva dalla fine di un rapporto amoroso, caratteristiche che sono anche quelle dei personaggi cinematografici da lui impersonati; nel cinema debutta nel 1936, ma è dal 1958 che la sua figura diventa quella dell’attore famoso e proprio la seconda metà degli anni cinquanta è quella della sua salita agli onori artistici, anche in campo musicale.
Cinematograficamente parlando, la sua carriera non si svolge nella sola Francia, dato che a metà degli anni settanta, anche l’America gli apre le porte, e prima ancora lo aveva fatto l’Italia, con il regista Elio Petri, che lo chiama a far parte del cast di un episodio del film “Alta infedeltà”, del 1964; nei primi anni settanta sarà invece il regista Sergio Gobbi a chiamarlo qualke protagonista di ben tre pellicole.

Speciale in tutti i sensi è stato il rapporto che Aznavour ha avuto con l’Italia, sia relativamente alle sue apparizioni nel nostro Paese, sia per quanto riguarda chi tra gli artisti italiani ha interpretato le sue canzoni; proficuo è stato il rapporto tra l’artista francese e Giorgio Calabrese, con cui ha tradotto i testi delle sue canzoni, così come non si possono che sottolineare i successi portati sui palchi italiani dallo stesso Aznavour ma anche dalla Cinquetti (La Bohéme), Milva (Hier encore), la Zanicchi (Il sole verde).
Indimenticabile, ancora, l’interpretazione che Mina ha dato di “Ed io tra di voi”, così come quello di Ornella Vanoni relativamente a “L’amore è come un giorno”, oppure la stessa

“L’istrione” di un grandissimo Massimo Ranieri, anche cantata in coppia con Renato Zero …. senza scordare Gino Paoli, Domenico Modugno, Franco Battiato, Mia Martini, Enrico Ruggeri, Gilda Giuliani e persino lo chansonnier italiano Gipo Farassino, la cui “Porta Pila”, è la Bohéme in versione piemontese.

Una vita dedicata alla musica, all’arte, quella di Charles Aznavour, una vita movimentata e non sempre facile quella del “piccolo” parigino di origini armene, con tre matrimoni, cinque figli, tantissime onorificenze ed un palco su cui salire per essere protagonista; scene che Aznavour ha lasciato solo quando la morte ha bussato alla sua porta, dopo novantaquattro anni trascorsi a regalare il proprio talento al Mondo, al “suo” pubblico, quello che è stato sempre al centro della sua vita artistica ….

“Io sono un istrione
Ma la teatralità scorre dentro di me
Quattro tavole in croce e qualche spettatore
Chi sono lo vedrai, lo vedrai ….”

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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