PARTICOLARE DEL POLSO DI SIMONA SURIANO DEPUTATA M5S BRACCIALETTO GIULIO REGENI

Dall’Egitto è totale la chiusura ad una collaborazione con l’Italia sul caso dell’omicidio di Giulio Regeni.

Nel giorno dell’udienza del procedimento a carico dei quattro 007 accusati di avere rapito, torturato e ucciso il ricercatore friulano nel 2016, emerge la posizione delle autorità egiziane dalle comunicazioni che il ministero della Giustizia da una parte e i carabinieri del Ros dall’altra, hanno inviato al gup di Roma, Roberto Ranazzi.

Il giudice nel gennaio scorso aveva, infatti, chiesto al governo di verificare la possibilità di una “interlocuzione” con le autorità del Cairo.

Nella nota, il ministero della Giustizia sottolinea il “rifiuto dell’Egitto di collaborare nell’attività di notifica degli atti” con l’Italia così come il no ad un incontro tra il ministro Marta Cartabia e il suo omologo egiziano.

Lo scorso 15 marzo il direttore della cooperazione giudiziaria italiana si è recato in Egitto per un incontro e in quell’occasione gli è stato comunicato che la competenza è della Procura Generale che considera chiuso il caso Regeni e che non è possibile andare avanti con ulteriori indagini sui quattro indagati in Italia.

I carabinieri del Ros, inoltre, ai quali erano state affidate nuove ricerche sul domicilio degli indagati, hanno fatto sapere di essere riusciti ad acquisire solo l’indirizzo del luogo di lavoro dei quattro 007 egiziani e non il domicilio, necessario per il codice di procedura internazionale.

Dopo la lettura della nota inviata dal ministero della Giustizia, il giudice si è ritirato in camera di consiglio per decidere su un rinvio o sulla sospensione del procedimento.

Poi la decisione: ha rinviato il processo al prossimo 10 ottobre quando verrà ascoltato il capodipartimento affari giudiziari del Ministero della Giustizia, Nicola Russo, sugli eventuali sviluppi dopo la nota inviata agli egiziani in seguito all’incontro avvenuto il 15 marzo.

Il giudice ha definito “del tutto pretestuose le argomentazioni della Procura Generale del Cairo”, aggiungendo che il “rifiuto di collaborazione delle autorità egiziane è un dato di fatto”.

A piazzale Clodio erano presenti i genitori di Giulio Regeni, la madre Paola Deffendi e Claudio Regeni, accompagnati dall’avvocato Alessandra Ballerini, che prima di entrare nella cittadella giudiziaria hanno mostrato lo striscione giallo con su scritto ‘Verità per Giulio Regeni’.

A cura di Elisabetta Turci – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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