Grigorij Efimovic Rasputin

Grigorij Efimovic Rasputin fu una delle figure più singolari che ebbe un ruolo determinante nella disintegrazione delle Russia zarista.

Nel 1887, all’età di quindici anni, egli soggiornò in un monastero che ospitava i membri di una setta segreta, i Khlysti.

L’ordine dei Khlysti o “uomini di Dio” venne fondato da un contadino nel XVII, il quale rifiutava la Chiesa ortodossa in favore dell’illuminazione spirituale diretta.

Dopo il suo soggiorno nel monastero, Rasputin ebbe una visione della Vergine nei campi del suo villaggio natale, in Siberia, e fu così che lo interpretò come un segno divino.

Fece allora un pellegrinaggio al monte Athos in Grecia, poi viaggiò come prete pellegrino (Starec) per tutta la Russia, predicando e celebrando i rituali khlysti clandestini, vietati dalla Chiesa.

I rituali venivano celebrati in una cantina illuminata da candele o in una grotta, dove i fedeli si riunivano.

Terminate le preghiere venivano consegnate ai presenti delle camicie di mussola che simboleggiavano la resurrezione, poi si aprivano le danze, e mentre i ritmi diventavano sempre più frenetici, uomini e donne si toglievano gli indumenti e si lasciavano cadere uno sull’altro in una celebrazione orgiastica.

Secondo questa dottrina non si arrivava alla redenzione senza prima essersi immersi nel peccato, tale dottrina ha attirato Rasputin, detto “il dissoluto”.

Rasputin si recò a San Pietroburgo, supportato dal vescovo Ermogene e dal monaco Illiodor, adepti delle Centurie nere, i quali speravano che egli riuscisse a diffondere le idee di estrema destra; al suo arrivo nella capitale egli profetizzò che il figlio della zarina Alessandra sarebbe stato maschio, il figlio tanto atteso.

Fu così che nel 1905 Rasputin venne presentato all’imperatrice da due principesse del Montenegro.

Egli entrò nelle grazie della zarina poiché riuscì a calmare le sofferenze del principe ereditario Alessio, ammalato di emofilia, senza toccarlo, ma soltanto attraverso le preghiere.

Episodi di questo genere capitarono più volte, egli riuscì a bloccare le emorragie del principe anche solo parlandoci al telefono, in ogni caso fu sempre molto cauto nel ruolo di guaritore e di guida della coppia imperiale.

Sotto le apparenze di falso buonismo si nascondeva però un uomo avido di potere e calcolatore.

Nel 1911 a Kiev, vedendo passare la carrozza del suo avversario, il presidente del consiglio Stolypin, Rasputin esclamò: “La morte viaggia dietro di lui”.

La sera stessa il primo ministro venne assassinato.

Dopo questo avvenimento Rasputin si scatenò, non si accontentò più delle cortigiane, bensì penetrò in un convento e tentò di violentare le suore.

Gli adepti delle Centurie nere si rifiutarono di sostenerlo, al punto tale che il monaco Illiodor scrisse il libro “Il Diavolo Santo” nel quale attaccò violentemente Rasputin.

Fece inoltre circolare una lettera che si presumeva fosse scritta dalla zarina dove sembrava che tra Rasputin e la Zarina Alessandra ci fosse una relazione amorosa.

Rasputin, in ogni caso, era fedele confidente dello Zar Nicola II ed interveniva nelle scelte del reale.

Per comprare i suoi favori politici le dame di corte si offrivano a lui e gli consegnavano intere fortune, mentre l’Okhrana (Dipartimento di Difesa, Pubblica Sicurezza e Ordine) gli versava la somma di 3.000 rubli al mese.

Il 28 giugno 1914, Illiodor e le Centurie nere tentarono di uccidere Rasputin, stesso giorno in cui avvenne l’attentato contro l’arciduca austriaco, il quale avrebbe scatenato la prima guerra mondiale.

A tale riguardo Rasputin cercò di influenzare costantemente lo zar Nicola II a favore della pace.

In ogni caso le Centurie nere erano sempre più convinte di eliminare il loro antico protetto, il quale aveva portato disgrazia nella casa reale e aveva imposto allo zar dei ministri corrotti, oltre ad aver favorito l’influsso ebraico attraverso il suo segretario Simanovic e il suo banchiere Manus, sospetti di spionaggio a favore della Germania.

Il 16 dicembre a Rasputin venne tesa un’imboscata da parte di Vladimir Purichkevic, portavoce delle Centurie nere, il quale cospirò con il principe Iussupov e il cugino dello zar, il granduca Dimitri.

Essi invitarono così Rasputin a cena dal principe e gli servirono vini e dolci avvelenati ma non furono sufficienti a farlo morire, cosi gli spararono, ma poiché egli si rialzava e si metteva a correre, gli spararono nuovamente, gettando poi il corpo nell’acqua ghiacciata del fiume Neva.

Quando arrivò la polizia si scoprì che era stato avvelenato, ferito, crivellato di pallottole, gettato nell’acqua ancora vivo e morto solo per annegamento.

Egli comunque pronunciò le sue ultime parole, prevedendo di essere assassinato:

Zar della terra di Russia, se senti la campana annunciarti che Grigorij è stato ucciso, allora ricordati questo: se sono persone della tua famiglia che hanno congiurato la mia morte, nessuno di loro, né figlio, né cugino, sopravviverà più di due anni. Saranno assassinati dal popolo russo..”

Il 16 luglio 1918 Nicola II, la moglie Alessandra e i loro cinque figli vennero fucilati dai bolscevichi, inoltre tutti i membri della famiglia imperiale furono uccisi, il fratello e lo zio dello zar, la sorella dell’imperatrice, quattro granduchi e quattro cugini dello zar.

Tutto ciò nel giro di due anni, proprio come aveva predetto Rasputin.

A cura di Barbara Comelato – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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