Un “branco” di una quindicina tra ragazzi e ragazze, durante un raid nel centro di Milano, ha lasciato dietro di se rapine e aggressioni ai danni di vittime appena maggiorenni, incontrate casualmente. Al termine dell’attività investigativa i poliziotti hanno ricostruito la dinamica dei fatti che hanno portato agli arresti domiciliari quattro ventenni e a indagare in stato di libertà nove minorenni.

L’accusa per tutti gli indagati, in concorso tra loro, è di rapina, tentata rapina e aggressione. Perquisite le abitazioni di altri cinque minorenni, appartenenti allo stesso gruppo. I fatti sono avvenuti nei primi giorni di ottobre. Il branco attraversava le vie del centro scegliendo casualmente le vittime, senza alcuna apparente motivazione.

La prima aggressione e avvenuta ai danni di tre ragazzi, ai quali è stato rapinato il portafogli; poi è stata la volta del titolare di un ristorante che, insieme ad alcuni suoi dipendenti, è stato aggredito mentre chiudeva l’esercizio commerciale, con il risultato di provocare lesioni a due di loro. Poi la stessa banda di giovani ha tentato di rapinare un monopattino elettrico a tre coetanei, anch’essi scelti a caso e, dopo pochi minuti, hanno aggredito altri cinque giovani procurando ad alcuni di loro lesioni gravi. Grazie alle dichiarazioni di numerosi testimoni, alle immagini delle telecamere di videosorveglianza pubblica e di alcuni esercizi commerciali della zona, gli investigatori hanno ricostruito gli spostamenti del branco e individuato alcuni di loro proprio nelle fasi delle aggressioni.

I successivi approfondimenti investigativi, sviluppati anche attraverso le analisi dei social network, hanno permesso l’individuazione di tutti gli elementi del gruppo, prevalentemente minorenni e incensurati. In un altro episodio sono stati indagati trenta giovani, la maggior parte minorenni, che hanno partecipato alla maxi rissa avvenuta ai primi di gennaio nel centro di Gallarate (Varese).
Tutti devono rispondere a vario titolo di rissa aggravata, lesioni personali, favoreggiamento, porto di armi e oggetti atti a offendere.

Due maggiorenni sono stati sottoposti agli arresti domiciliari e all’obbligo di dimora con divieto di allontanamento notturno; sette minorenni sono stati sottoposti alla misura della permanenza in abitazione, con il divieto di comunicare con qualsiasi mezzo, telefonico o telematico con soggetti diversi da quelli con cui coabitano, e, gli altri otto a diverse prescrizioni per la durata di due mesi, come l’obbligo di frequenza di attività educative e scolastiche. Utilizzo di sistemi telematici solo ai fini scolastici e obbligo di partecipare ai colloqui con gli specialisti dei servizi sociali territoriali.

Il Questore di Varese ha inoltre disposto per ventisei dei trenta indagati il provvedimento di prevenzione noto come “Daspo Willy”, che prevede il divieto di accesso ai locali e agli esercizi pubblici situati nella zona del centro della città di Gallarate e a ristoranti, pasticcerie, gelaterie, bar, sale da ballo, sale da gioco e locali notturni.

L’indagine ha consentito di documentare che la rissa è stata organizzata da due opposte fazioni, quella di Varese/Malnate e quella di Magnago/Gallarate, al fine di “regolare i conti” a seguito di una precedente rissa avvenuta solo pochi giorni prima a Cassano. Dopo lo scontro, i partecipanti avevano cominciato a pubblicare sui propri profili Instagram dei post concernenti la rissa, fomentando sui social la contrapposizione e coinvolgendo i rispettivi amici, giungendo a organizzare il nuovo “incontro” a Gallarate.

All’appuntamento i soggetti provenienti da Varese/Malnate si sono presentati con numerosi oggetti atti a offendere, fra cui mazze, bastoni, coltelli e catene, con i quali hanno colpito alcuni dei ragazzi appartenenti all’opposta fazione, fra cui un minorenne che era poi stato soccorso dai passanti e, in seguito ricoverato in ospedale con lesioni giudicate guaribili in sette giorni. Durante l’attività investigativa è emersa inoltre l’inclinazione degli indagati a reiterare nuove violente azioni di gruppo pianificate attraverso il classico tamtam sui più noti social network, tanto che avevano organizzato il “terzo round” nel Comune di Malnate, non realizzatosi solo grazie alla collaborazione delle istituzioni di quel Comune e alle immediate attività attuate dagli organi di polizia. 

Ugo Vandelli vice direttore “Il Popolano” 24 aprile 2021
  
 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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