Le origini di Michael Bublé sono italiane: il nonno veneto di Treviso, la nonna Yolanda di origini abruzzesi di Carrufo (AQ). Nato il 9 settembre 1975 a Vancouver, Canada, con la voce che si ritrova, con il viso da bel tenebroso e un look alla moda, Michael Bublé potrebbe tranquillamente inseguire sogni dorati nel mondo del pop. E invece la strada scelta aggira le melodie “facili” e i videoclip sexy. La sua musica omaggia Frank Sinatra Bobby Darin, Ella Fitzgerald e Mills Brothers.

“Nel corso della mia crescita mio nonno è stato il mio migliore amico – racconta Bublé -. E’ stato il primo a farmi conoscere un mondo musicale che la mia generazione sembra aver dimenticato. Sebbene io ami il rock e la musica moderna in genere, la prima volta che mio nonno mi ha fatto ascoltare i Mills Brothers è successo qualcosa di magico. E’ stato come se il mio futuro si fosse materializzato in quell’istante: ho capito che volevo diventare un cantante, e che quella sarebbe stata la musica che avrei fatto”.

Oggi a distanza di alcuni anni dalla “rivelazione”, Michael Bublé ha pubblicato un album omonimo che è il manifesto della sua passione per loswing. E’ proprio seguendo lo stile dei suoi ispiratori, tra cui trovano posto anche Keely Smith, Sarah Vaughan e Rosemary Clooney, che il cantante canadese ha rivisitato alcune hit del passato (anche recente) che hanno segnato la sua formazione artistica. E così, accanto alla cover di “Put your head on my shoulder”, con cui il teen idol Paul Anka infranse i cuori delle coetanee sul finire degli anni ’50, e a quella di “Come fly with me”, dell’insuperabile Sinatra trovano posto, ad esempio, “Crazy little thing called love” di Freddey Mercury e compagni (Queen), e “Kissing a fool” di George Michael Nell’album compare inoltre una cover di “How can you mend a broken heart” dei Bee Gees a cui contribuisce in qualità di ospite proprio Barry Gibb.

“Penso che tutte queste canzoni abbiano qualcosa in comune – spiega Michael -. Hanno tutte un cuore e un’anima, rappresentano la volontà dei loro autori di stabilire un contatto vero con chi le ascolta”. Molti di questi brani sono tra i primi cantati dal giovanissimo Bublé. “Mio nonno – racconta -, per introdurmi nel mondo della musica, mi chiese come favore di imparare alcune delle sue canzoni preferite. Non ci volle molto per convincermi e qualche tempo dopo già partecipavo a concorsi di canto locali. Ne vinsi anche uno, ma fui squalificato perché ero troppo piccolo”.

Sotto la direzione del nonno Michael dall’età di 17 anni ha pubblicato diversi album con etichette indipendenti. La vera svolta è arrivata quando l’ex primo ministro canadese Brian Mulroney, grande appassionato di musica pop, ha presentato Bublé al produttore David Foster, che lo ha immediatamente messo sotto contratto per la sua etichetta, la 143 Records. A partire dalla primavera del 2001 i due hanno lavorato alle canzoni dell’album omonimo con la ferma intenzione di non farne un semplice tributo alla musica anni ’40 e ’50.

Il risultato è quanto di più moderno ci si possa aspettare. La cover di “Kissing a fool”, ad esempio, rende se possibile ancora meglio l’atmosfera jazz dell’originale. E tutto il resto non si allontana poi molto dall’ottimo lavoro fatto da Robert Williams nel 2001 con “Swing when you’re winning”, tributo della popstar britannica alla musica di Sinatra. La differenza è che Robbie poteva anche permettersi il rischio di un passo falso dopo il successo incredibile ottenuto con l’album dal titolo assonante “Sing when you’re winning”. Michael Bublé, invece, si gioca tutto in un sogno in bianco e nero: i colori che hanno segnato un’epoca, i colori della vittoria nel fascino retrò di una bandiera a scacchi.

Dopo il successo ottenuto con la canzone “Spiderman” tema della colonna sonora del film “Spiderman 2” (2004), è uscito nel 2005 il secondo disco di Michael Bublè, intitolato “It’s Time”. Nel 2009 pubblica invece “Crazy Love”.

La Redazione giornalistica – Foto Reuter 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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