Da Paese di santi, poeti e navigatori, siamo diventati quello di presidenti, direttori ed allenatori, calcistici naturalmente ed altrettanto naturalmente di calciatori; perché sono davvero pochi quelli che non hanno mai dato quattro calci ad un pallone ed ancora meno quelli che, al confronto, ritengono non sfigurerebbero neppure in Serie A.

Non è polemica, ma basta scorrere un articolo qualunque e poi leggere i commenti, alcuni ricchi di competenza e buonsenso, altri dettati da veri e propri “sragionamenti”.
Per carità, ogni opinione è lecita, specie quando l’insulto maggiore è un “somaro” che a volte potrebbe offendere, al paragone, lo stesso quadrupede.
In realtà il calcio giocato, quello da preparare con l’allenamento e nello spogliatoio, è distante assai dai nostri elementari concetti, perché non basta comprare e cambiare tanto per creare una squadra dal nulla.
Nell’articolo di commento della seconda giornata, ho sottolineato come le neopromosse siano tutte a quota zero, le sole a non avere ancora raccolto neppure un punto, tra prestazioni anche discrete, specie la Cremonese, ma infruttuose.
Eppure l’inizio di stagione è spesso stato momento di sorprese, ma anche in questo i tempi sono cambiati, forse per l’ampliarsi del differenziale tra la A e la cadetteria; forze perché un tempo le neopromosse avevano un assetto migliore, quello zoccolo duro che ne formava l’ossatura anche dopo il salto di categoria.
Leggere di un Monza “grandi firme”, ad esempio, mi pare azzardato, perché quando si stravolge una rosa, occorre tempo per assemblarla, inserire i tasselli al posto giusto; invece si fa tutto troppo semplice e se Juric si lamenta per i pochi e dilazionati arrivi, Stroppa non è che faccia i salti di gioia perché di nuovi ne ha quindici e quasi nessuno dal primo giorno.
Con il tempo il Monza migliorerà certamente, chissà se cambiando allenatore, o se con la formazione decisa dal Cavaliere; la cosa certa è che i Maldini ed i Baresi sono e resteranno solo un bellissimo ricordo, neppure paragonabile a chi c’è oggi a disposizione.
Il calcio è bello perché è vario ed il domani può stravolgere l’oggi, però ci sono cose, valori oggettivi ed un punto non diventerà mai una virgola, neppure se a scrivere invece dei fratelli Capone, ci sono Berlusconi e Galliani.

Il Direttore Responsabile Maurizio Vigliani – Foto Lapresse
Il Direttore Responsabile Maurizio Vigliani

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