Qualche volta anche le abitudini vanno cambiate ed allora nel commentare la ventiquattresima giornata ribalto la classifica, risalendola, così, perché non solo i primi meritano attenzione.
Il Benevento ci prova nella Roma giallorossa, ma più di tanto non può fare, almeno non lo può quando Dzeko e compagni innestano le marce alte e l’iniziale vantaggio campano evapora come neve al sole; che ci voglia più di un tempo per vedere la Roma in vantaggio, in fondo, è un dettaglio, perché sai già in anticipo come finirà.
La formazione del patron Vigorito sta certamente dando tutto quello che può, due promozioni consecutive (e mai il Benevento aveva giocato in cadetteria, va ricordato) hanno rappresentato un sogno per tutta la città, ma arriva anche il momento che entusiasmo e voglia non bastano, però resta il fatto che il Benevento sta certamente onorando la Serie A molto di più e molto meglio di tante altre avversarie, brave a lamentarsi e poco altro!
Anche il Verona, penultimo a quota 16, pare avere poco da dire per la salvezza, nonostante le avversarie non siano poi così lontane; il problema è che i gialloblu non hanno saputo approfittare del momento negativo di diverse concorrenti che lottano per mantenere la categoria, e sei sconfitte nelle ultime sette giornate hanno fatto diventare un brodino annacquato le vittorie (clamorose) contro Milan e Fiorentina; vero che i ragazzi di Pecchia hanno incontrato Napoli, Juve e Roma, ma è altrettanto vero che sono clamorosamente crollati anche in casa con il Crotone, diretta concorrente nella lotta salvezza, e quelli sono sempre punti doppi, quando non tripli.
Anche l’ultima delle neo promosse sta soffrendo ed ha preso una brutta scoppola casalinga contro il lanciato Milan; che poi il promettente Meret abbia con le sue incertezze spianato la strada a Cutrone e compagni, lascia il tempo che trova; in realtà la formazione di Semplici ci ha messo poco a smettere di crederci e lo 0-4 finale ne è stata la logica conseguenza. Tra le formazioni in lotta per non retrocedere, la Spal è quella che esprime il gioco migliore, però segna poco e subisce parecchio e senza cambio di andazzo il finale non potrà che essere il peggiore possibile.
Fa il suo invece il Crotone, che segna quando alla fine mancano appena dieci minuti, ma poi si fa raggiungere da un’Atalanta non proprio brillantissima all’ottantottesimo, per l’ennesima ingenuità di stagione; in Calabria si sta lavorando bene anche in questa annata, al di là che sulla panchina ci sia Nicola o Zenga e la salvezza, viste anche le concorrenti, non dovrebbe essere una chimera.
Chi invece vede allungarsi il proprio periodo negativo è il Chievo, nuovamente battuto a domicilio, dopo una partita che avrebbe potuto essere tranquillamente pareggiata; invece Sorrentino e compagni hanno subito la rete genoana in maniera davvero invereconda per una formazione dell’esperienza di quella clivense: in otto in difesa su di una rimessa in gioco, lasciando il genoano Laxalt libero di battere a rete.
Se non si danno una svegliata sarà dura per la banda di Maran, specie se il Crotone continuerà la propria marcia e la Spal dovesse tramutare il gioco in risultati; che il “miracolo” Chievo sia lì lì per finire? Forse l’ultima cosa da fare sarebbe stupirsi, o no?
Anche il Sassuolo, davanti al Chievo di un punto, se la passa tutt’altro che bene; Iachini pareva aver trovato il bandolo della matassa, ma se vai in gol la miseria di quattordici volte in ventiquattro giornate, dove vuoi andare? Anche in Emilia si respira aria non troppo bella, aggiungendo che l’uomo di punta dei neroverdi, il celebrato Berardi, sembra l’ombra del giocatore tanto atteso; che anche in questo caso si sia celebrato troppo presto un fuoriclasse che fenomeno è ben distante dall’esserlo? E’ il solito discorso, facile arrivare in alto, ma per restarci?
Sembra fuori dalle sabbie mobili il Cagliari, che con il pareggio di Sassuolo mette un punticino prezioso in cascina e prosegue per la propria strada; certo in Emilia i ragazzi di Lopez non hanno entusiasmato, ma ci sono poi così tante formazioni che giocano un buon calcio, specie dovendo badare al sodo?
Di sicuro non giocano meglio Genoa e Bologna, appaiate a quota ventisette e reduci da una giornata che ha premiato oltre misura la formazione di Ballardini, ma non è colpa dei rossoblu se il Chievo era in vena di regali e poi è carnevale e si sa che in questi giorni … ogni scherzo vale.
Il Bologna riesce invece nella difficile impresa di far risorgere l’Inter, che non vinceva da tempo immemorabile ed ha provato in molti modi ad allungare la sequenza; l’allenatore rossoblu si è nuovamente lamentato dell’arbitraggio, ma siamo alle solite, è rigore se ti calciano il pallone addosso da un metro? Finchè ci sarà discrezionalità sarà sempre lo stesso problema, ma bisognerebbe anche smetterla di lamentarsi quando si perde e fare finta di nulla quando le cose vanno bene; è comodo? Certo, ma allo stesso modo è stupido!
Non muove la classifica neppure la Fiorentina, battuta a domicilio dalla Juventus, con polemiche annesse; giuste o sbagliate? Che le prime abbiano dei favori è successo da quando c’è il calcio, anzi da ben prima, e la tecnologia da sola non basta, perché spesso ci sono da interpretare situazioni difficilmente decifrabili in ogni caso, e volete che un arbitro propenda per il più debole? Ahahahahahah!!!!!!
Anche l’Udinese che perde a Torino si lamenta del VAR, e non basta il moviolista radiofonico per far cambiare parere a mister Oddo sull’azione incriminata; in realtà le zebrette, a Torino, hanno avuto maggior possesso palla, ma hanno creato nulla, specie se si considerano le parate che il portiere granata Sirigu ha dovuto effettuare: ZERO! I friulani hanno cambiato passo con l’arrivo del nuovo mister, corrono e menano (spesso senza essere sanzionati) ed hanno alcune individualità interessanti, però pensare che a Torino avrebbero meritato di più è distorcere i fatti in senso assoluto.
Questo anche perché il nuovo Toro di Mazzarri è cosa assai diversa dal vitellino Sinisiano; i granata hanno finalmente un gioco e si vede, sanno cosa fare e stanno dando nuovo vigore ad una tifoseria che era ormai caduta in depressione. Fino a dicembre chiunque venisse a Torino pareva un gruppo messo in campo per giocare al pallone in undici, mentre il Toro sembrava un’accozzaglia di calciatori che si trovavano il giorno della partita ed andavano in campo alla bell‘e meglio. Non è uno squadrone il Torino, ma continuando di questo passo per la zona UEFA ci sono anche i granata, eccome.
Un punto sopra, l’Atalanta ha rischiato non poco a Crotone, mentre il Milan di Gattuso ha sorpassato i bergamaschi con la vittoria straripante di Ferrara; sotto certi aspetti c’è da ridere sulla situazione milanista, perché dopo le camionate di soldi spesi in estate per gente che vale al massimo un’eterna panchina e nulla più, a togliere le castagne dal fuoco è Cutrone, ragazzo cresciuto in casa, che in molti volevano, ma per fortuna si è deciso di trattenere, alla faccia di tanti celebrati bomber da … subbuteo.
Al sesto posta non molla la Sampdoria del “vecchietto” Quagliarella; è vero che la pratica Verona non era d quelle impossibili, però le insidie non mancano mai anche quando tutto sembra facile e ne è riprova il primo tempo di Marassi, in cui i ragazzi di Giampaolo hanno tirato in porta senza riuscire a superare il numero uno veronese. La strada per l’Europa è lunga e piena di insidie, ma finchè il vecchietto mantiene questo ritmo di segnature …

Ed eccoci al quintetto di testa, che vede la Lazio sconfitta seccamente a Napoli nel replay dell’incontro di andata; passa dal terzo al quinto posto la formazione di Inzaghi e tre sconfitte consecutive certificano che il tempo della squadra più in forma è passato, così come quello di prima aspirante alla Champions delle inseguitrici il duo di testa. Magari è solo un momento così, ma fortuna che nella prossima arriva il Verona, forse.
Vince contro il Benevento la Roma e ritrova la vittoria anche l’Inter, nonostante i nerazzurri ci provino in tutti i modi ad allungare la lista senza vittorie; i giallorossi vanno in svantaggio, ma è solo questione di tempo per vedere cambiare il vento ed il 5-2 finale è solo un numero in più da aggiungere ai risultati.
La Spalletti band invece deve ringraziare il baby Karamoh se riesce a ritrovare i tre punti, cui Miranda aveva attentato, spianando la strada all’ex Palacio (ma non era meglio tenere l’argentino che, pur a trentacinque anni è ancora meglio di Peresic-Brozovic messi insieme?), bravo a pareggiare il colpo iniziale di Eder; serve ancora tantissimo all’Inter per ritrovare la possibilità di lottare per lo scudetto, magari iniziando da un centravanti e da un allenatore.

Che dire infine di Juve e Napoli? La prima non gioca bene ma vince sempre, mentre la seconda gioca e strapazza una Lazio che si era illusa dopo i primi minuti di fare il colpaccio e torna a casa con le ali ripiegate; il problema del Napoli è la panchina, ma Sarri cosa si lamenta a fare se fa giocare solo e sempre gli stessi? Ci sono partite che dopo venti minuti sono giù chiuse ed allora perché togliere sempre e solo Hamsik e far entrare sempre e solo Zielinski? La rosa corta è un limite, ma è un limite anche non sfruttarla tutta, considerando che i soldi ADL li ha spesi, e non proprio pochi.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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