E’ il 25 aprile 2001, sul circuito tedesco del Lausitzring, vicino Dresda, un’auto morde veloce l’asfalto, è un’Audi, il nuovo prototipo della R8 Sport, che parteciperà alla 24 Ore di Le Mans; al volante del bolide c’è un italiano, Michele Alboreto, 45 anni, ​ex pilota di Formula 1, con vent’anni di carriera alle spalle, una carriera prestigiosa, qualunque sia l’auto di cui è stato alla guida, monoposto o prototipi poco importa.

C’è un rettilineo velocissimo sul Lausitzring, opposto ai box e l’auto di Alboreto è lì, lanciatissima, quando sbanda, si solleva e capotta per finire la sua folle corsa fuori pista, oltre il guard rail; nessuna telecamera ha ripreso l’incidente, solo un addetto alla pista è testimone di quanto accaduto…
…. Secondo l’organizzazione i soccorsi sono stati pressoché immediati, ambulanza ed elicottero sono arrivati sul posto dell’incidente e trasportato Alboreto all’ospedale di Dresda, ma solo per certificarne ufficialmente la morte, dato che il pilota era già deceduto secondo i soccorritori.

La causa reale non fu mai accertata, probabilmente la foratura di uno pneumatico determinò la drammatica carambola, dato che nessun altro problema fu riscontrato sull’Audi, così come non ci fu colpa o errore alcuno del pilota.
Alboreto lasciava così questa Terra, la moglie e le due splendide, amatissime figlie, vittima di quella che era la sua passione principale, lui che con la sua determinazione era arrivato piano piano dove si era prefissato, dov’era il suo traguardo; le corse erano la sua vita ed anche la causa della sua prematura morte.

Michele aveva iniziato come tanti ragazzi di quel tempo, insieme ad alcuni amici avevano costruito un’auto che lui pilotava nelle formule minori; pochi soldi, tanti sacrifici ed una persona che lo aveva notato ed aiutato (il Conte Zanon) ad iniziare la carriera.
Formula Italia, Formula 3, Formula 2 ed i prototipi, con Cesare Fiorio che lo aveva chiamato alla Lancia, con cui aveva ottenuto bei risultati e nel 1981 vinto (in coppia con Riccardo Patrese) la 6 ore di Watkins Glen e raccogliendo un ottavo posto a Le Mans; sempre nel ’81 esordisce in Formula 1 con la Tyrrell, ad Imola, nel GP di San Marino …. La macchina non è competitiva ed Alboreto non va oltre un nono posto in Olanda.

L’anno successivo continua nel doppio impegno mondiale, con i prototipi vince a Silverstone, al Nurburgring ed al Mugello ed anche in Formula 1 arriva il primo prestigioso successo, a Las Vegas, nell’ultimo appuntamento di stagione, dopo un terzo posto sempre ad Imola, nel GP della “discordia”, quello cui parteciparono solo 14 vetture per lo scontro tra la FIA e la FOCA, quello che causò la rottura dei rapporti tra Gilles Villeneuve e Didier Pironi, con il canadese che durante le prove del successivo GP fu vittima dell’incidente che ne causò la morte.

La Tyrrell naviga sempre in cattive acque economiche e la vettura non è certo competitiva, però Alboreto riesce comunque a mettersi in luce e quando la Benetton diventa sponsor del Team, pare aprirsi uno spiraglio favorevole per la sua carriera; sono gli anni dei motori turbo, mentre la casa britannica monta ancora il motore Ford aspirato e quindi i sogni di gloria sono presto frustrati, anche se…

Per Alboreto c’è una grandissima novità: la chiamata alla Ferrari per il Campionato del 1984; quelli sono anni non esaltanti per la casa del Cavallino Rampante, e per Alboreto solo verso la fine della stagione arrivano i migliori risultati: terzo in Austria, secondo a Monza ed al Nurburgring, quarto in Portogallo, come quarta è la sua posizione nel Mondiale piloti.

Il 1985 pare invece essere un anno speciale …. nei primi dieci appuntamenti del Mondiale ottiene due vittorie in Canada ed in Germania, quattro secondi e due terzi posti, intervallati da due ritiri …. in classifica l’unico rivale è Alain Prost … sino all’appuntamento in Olanda, dove Michele taglia il traguardo al quarto posto …. da lì in poi la Ferrari sostituisce le turbine del motore e …. il sogno svanisce …. tredicesimo a Monza e poi quattro ritiri consecutivi …. Prost è Campione del Mondo, Michele secondo.

Negli anni seguenti i risultati arrivano con il contagocce, nel 1987 la Ferrari ingaggia Gerhard Berger, che dovrebbe essere la seconda guida, ma non per il progettista John Barnard, che cura unicamente l’auto dell’austriaco, senza però che questi sia competitivo per il titolo; a fine 1988, le strade di Alboreto e della Ferrari si separano, a Maranello arriva Nigel Mansell e Michele torna alla Tyrrell, per poi guidare la Arrows, l’auto della Scuderia Italia e chiudere nel 1994 alla guida della Minardi, con cui la Scuderia Italia si era fusa.

Alboreto lascia la Formula 1, non le corse, dato che guida nel campionato DTM e ritorna ai prototipi, con le Porsche della Joest Racing e poi con l’Audi; Le Mans e Sebring sono i circuiti dove ottiene successi e sale più volte sul podio, sino a quel maledetto 25 aprile ….

Alboreto è stato uno dei migliori piloti italiani di sempre, un grande pilota ed una grande persona, arguto, allegro, simpatico quanto modesto, mai sopra le righe in un mondo dove spesso erano gli eccessi a farla da padrone; personaggio poliedrico, con la passione per la musica (specie per il blues), per lo sci (che praticava con successo e che in inverno lo vedeva al centro di sfide agguerrite con gli altri piloti di Formula 1 e non), per tutto quello che era vita e semplicità.

Gli piaceva anche il calcio e per breve tempo fece anche parte del Consiglio d’Amministrazione del Torino, chiamato dall’allora Presidente Sergio Rossi, per dare un volto nuovo anche al calcio ….
Era un grande Michele ed all’automobilismo, anche quello odierno, manca tanto un personaggio antidivo come lui, capace però di emergere con il suo talento, la sua simpatia, la sua modestia, accompagnate sempre da una determinazione e da una coerenza che lo rendono anche oggi un grande, sempre nel cuore di tutti gli appassionati.

Vidi correre, di persona, Alboreto in tre GP, nel 1982 al Castellet, in Francia, dove finì sesto al volante della Tyrrell, poi nel 1984 e 85 ad Imola, sulla Ferrari, però senza fortuna, dato che dovette ritirarsi in entrambe le occasioni, apprezzandolo però sempre proprio per il suo modo di essere come persona ancor prima che come pilota.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Autosprint

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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