US swimmer Mark Spitz training for 1972 Munich Olympics. (Photo by Co Rentmeester/The LIFE Picture Collection via Getty Images)

Statunitense di Modesto (California) dove è nato il 10 febbraio 1950; Mark Spitz è stato la stella dell’Olimpiade di Monaco di Baviera del 1972, funestata purtroppo dal massacro di un gruppo di atleti israeliani (undici per la precisione) da parte di un commando palestinese di Settembre Nero, penetrato nel villaggio olimpico.

Spitz, in realtà era già da qualche anno uno dei migliori nuotatori al mondo, avendo dimostrato sin dal 1965 di essere veramente fortissimo, cosa confermata dopo aver vinto ben cinque medaglie d’oro ai Giochi Panamericani del 1967; giunto come favorito alle Olimpiadi dell’anno successivo, in Messico, Mark che era convinto di ripetere i successi della stagione precedente, dovette accontentarsi dell’oro nelle staffette 4×100 e 4×200 stile libero, oltre a conquistare l’argento nei 100 farfalla (sconfitto da un altro statunitense, Doug Russell, che Spitz aveva sempre battuto nei tre anni precedenti) ed il bronzo sulla medesima distanza dello stile libero.

La tensione aveva giocato a Mark un brutto scherzo, probabilmente accentuata anche dai pessimi rapporti che lo dividevano da gran parte degli altri componenti la formazione natatoria statunitense, che non vedevano di buon occhio il suo atteggiamento piuttosto spocchioso.

Per reagire alle sconfitte inaspettate, Spitz lasciò la California per trasferirsi nell’Indiana, presso l’Università di Bloomington, dove finì nelle mani dell’allenatore Doc Counsilman, il quale lavorò sul carattere del ragazzo, per portarlo a reagire agli insuccessi subiti e temprarlo per superare le pressioni enormi che accompagnano la partecipazione ad un’olimpiade, per giunta da favorito.

Monaco quindi era l’occasione per Spitz di prendersi la rivincita di Messico; arrivò in Germania dopo una preparazione dura quanto puntigliosa, culminata con quattro vittorie individuali, e cinque record del mondo alle selezioni preolimpiche statunitensi, ma l’Olimpiade era comunque un’incognita e questa volta nessun cedimento era ammesso.

Com’è andata è scritto nel libro della storia: sette medaglie d’oro nei 100 e 200 stile libero, 100 e 200 farfalla, 4×100 e 4×200 stile libero, 4×100 mista, tutte accompagnate dal record del mondo, risultati che solo Michael Phelps riuscì a migliorare, a Pechino nel 2008, quando le medaglie d’oro furono otto, senza però riuscire a battere anche il record dei primati del mondo, che furono sette anche per il ragazzone di Baltimora, oltre ad un record olimpico; senza dimenticare che all’epoca di Spitz si nuotava con gli slippini e non con i “costumoni”.

Spitz ce l’aveva fatta, era arrivato là dove nessuno era mai riuscito, battendo o eguagliando inoltre la bellezza di 26 primati del mondo individuali in pochissimi anni; dopo l’Olimpiade, Spitz, a soli ventidue anni, decide di abbandonare le gare ed entrare nel business delle telecomunicazioni, oltre a diventare attore, protagonista di alcune serie tv e non senza un clamoroso tentativo di tornare alle gare, alla bella età di 41 anni, quando tentò la qualificazione a Barcellona 1992, anche grazie al milione di dollari promessogli dal produttore Greenspan nel caso l’impresa gli fosse riuscita.
Spitz però non ce la fece, non riuscendo a scendere sotto il tempo massimo imposto dalla Federazione e chiudendo così per sempre la sua stagione da atleta.

Attualmente “ambasciatore” di Arena, il settantenne Mark Spitz è sempre un’icona del nuoto mondiale, per i suoi enormi ed eterni successi, nonostante una carriera davvero breve anche se intensa; a quei tempi si iniziava a gareggiare da giovanissimi ed il ricambio generazionale era velocissimo, risultando perciò assai difficile restare ai vertici per più di due cicli olimpici, come capita ai giorni nostri, anche se questo nulla toglie, come detto a chi ha scritto la storia del nuoto mondiale.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Getty Image

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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