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Vedere alzata la Coppa del Campionato Europeo per Nazioni dal Capitano azzurro, Chiellini, riporta all’unico precedente in cui l’Italia si era aggiudicata il titolo e va da sé l’accostamento tra l’attuale ed il capitano di allora: Giacinto Facchetti.

Proprio il 18 luglio è la data di nascita di Facchetti, a Treviglio, nel 1942, dove muove i primi passi di quella che diverrà una carriera da grande calciatore, un professionista che ha legato la sua storia a quella dell’Inter, maglia con cui ha collezionato ben 639 presenze (458 in Campionato), mettendo a segno ben 76 reti, lui terzino di ruolo, uno dei precursori di quello che è diventato il “fluidificante”, ovvero colui che occupa la fascia e quella diventa la “sua” parte di campo, da una parte all’altra, difesa e attacco poco importa.

Facchetti è stato uno dei principali artefici prima della Grande Inter, quella di Helenio Herrera, il Mago, poi di una storia conclusa nel 1978, dopo aver cambiato ruolo, stopper o libero, grazie a capacità tecniche e visione di gioco non comuni; storia che è stata anche quella della nostra Nazionale, azzurro con cui ha collezionato 94 presenze e segnato tre reti.

Proprio Facchetti era, come scritto, il capitano della Nazionale Campione d’Europa 1968, così come di quella che due anni dopo contese al Brasile il titolo Mondiale in Messico; proprio nell’anno dell’addio al calcio giocato, Facchetti avrebbe dovuto far parte della spedizione al Mondiale d’Argentina, ma era stato vittima di un infortunio e rinunciò proprio a causa delle sue condizioni fisiche, aggregandosi però alla spedizione azzurra, come dirigente accompagnatore, voluto da Bearzot per l’enorme esperienza, sempre utile in uno spogliatoio.

GIACINTO FACCHETTI

Rimasto all’Inter anche dopo l’addio al calcio giocato, Facchetti divenne nel 1980 Vice Presidente dell’Atalanta, rientrando poi, con l’approdo al vertice di Massimo Moratti, in quell’Inter che è stata la “sua” vita sportiva ed oltre; Direttore Generale, Direttore Sportivo, Vice Presidente e poi in cima alla piramide dirigenziale, dopo le dimissioni di Moratti, vivendo da protagonista le vicende che portarono a calciopoli, anche lui coinvolto, per i rapporti non solo legati alla carica dirigenziale con la classe arbitrale.
Facchetti venne coinvolto dopo la sua morte, avvenuta il 4 settembre 2006 dopo una lunga malattia, nelle polemiche innescate dalle dichiarazioni dell’ex Dirigente bianconero, Luciano Moggi, che lo accusava di non essere scevro dall’influenzare le decisioni dei “signori” in giacchetta nera; cosa che portò ad un processo ed all’assoluzione di Moggi, perché secondo i giudici, i riscontri avevano portato ad accertare un ‘effettiva ingerenza di Facchetti stesso.

Tutto ciò porterebbe al dover aprire troppi capitoli della storia del calcio italiano, dove nessuno era agnello sacrificale, o voleva esserlo a fronte di personaggi che della “pulizia morale” mai hanno fatto un loro cavallo di battaglia e quindi, per quanto possa essere controversa la vicenda, non credo dover ritenere Giacinto Facchetti come un protagonista negativo del calcio italiano, verginella no, sciocco neppure da far calpestare la storia della propria Società e squadra di appartenenza, certo anche lui troppo ben conoscitore e dentro un mondo di cui ha fatto parte per una vita.
Ognuno potrà vederla secondo i rispettivi pensieri, spesso troppo indirizzati dal tifo, ma come dimenticare quella Coppa alzata, da Capitano dell’Italia, in quella dolce serata romana del 1968? Come dimenticare Giacinto Facchetti con la fascia al braccio, la Coppa in mano, circondato dai compagni?

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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