Il ciclismo è da sempre uno degli sport più popolari e più seguiti dai tifosi; attendere il passaggio dei corridori a bordo strada non costa nulla, e la fatica, la sofferenza dei ciclisti è, in fondo, quanto di più paragonabile alla vita di tutti i giorni della maggior parte delle persone.

Diverso è invece il discorso di praticarlo, anche se una bicicletta l’abbiamo praticamente posseduta tutti, per grande o piccola che fosse, e la partecipazione a livello amatoriale è diffusissima praticamente in tutto il Mondo; semmai la distinzione è dove si corre, perché non è solo la strada il luogo dove dar vita a gare di diversa durata e chilometraggio percorso.

Il ciclismo è infatti sport che si può correre in pista, su anelli di circa quattrocento metri, indifferentemente all’aperto o al chiuso, per lo più con il fondo in cemento o in legno ed è proprio di un pistard che si occupa oggi la nostra rubrica De i “Protagonisti”: Antonio Maspes.
Maspes (Cesano Maderno 14 gennaio 1932 – 19 ottobre 2000), è stato un grandissimo del ciclismo su pista, detentore, sino all’avvento del giapponese Nakano, del maggior numero di Campionati del Mondo della velocità vinti, al pari del belga Scherens, ben sette, di cui quattro consecutivi, dal 1959 al 1962.

La passione per il ciclismo su pista, Maspes la scopre da ragazzino, quando entra per la prima volta, da spettatore, al Velodromo Vigorelli per seguire una delle tante gare del primo dopoguerra; da lì a mettersi a correre il passo è breve e gli ci vuole poco anche per emergere e iniziare a vincere, dimostrandosi bravissimo anche ad ogni salto di categoria, tanto da vincere il bronzo, nel tandem con Cesare Pinarello, alle Olimpiadi di Helsinki nel 1952.

Nello stesso anno passa professionista e conquista subito il titolo di Campione d’Italia (titolo che vincerà per tredici volte tra il 1952 ed il 1965), mentre nel 1955, proprio nel “suo” Vigorelli veste la prima delle sue sette maglie iridate.
Antonio Maspes, è protagonista, oltre che nella rassegna iridata, anche in molti dei Gran Premi internazionali che si correvano all’epoca e nel 1960 stabilisce anche il Primato Mondiale di velocità negli ultimi duecento metri, a Parigi, nel Gran Premio che si correva appunto nella capitale transalpina, battendo l’idolo di casa, Michel Rousseau, dopo un “surplace” di ben 25 minuti.

Quella del surplace (in cui Maspes eccelleva) è una tecnica che permette di rimanere fermi in equilibrio, grazie anche al rapporto fisso ed utilizzata specialmente da chi doveva partire per primo tra i contendenti (due o tre se si trattava dei recuperi) per mettere in difficoltà l’avversario, obbligarlo a prendere il comando della corsa o sorprenderlo con una ripartenza fulminea, considerando che la gara si svolge su tre giri di pista ed è chi parte da dietro a poter impostare nel modo migliore la volata finale.

Maspes corse in carriera anche moltissime SEI GIORNI, spesso in coppia con Ferdinando Terruzzi, un vero e proprio specialista di queste gare, oggi purtroppo praticamente dimenticate in Italia a causa del “solito” problema: la mancanza di impianti adeguati o quella di organizzatori che abbiano voglia di prendersi l’onere (e l’onore) di ridare vita ad un settore che, non sono il solo a crederlo, avrebbe grande successo.
Una volta terminata la carriera agonistica, Maspes ricoprì diversi incarichi federali, compreso quello di responsabile tecnico del Vigorelli, che gli fu intitolato successivamente alla sua morte.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto raisport

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui