La Potnia, matrice di tutte le donne del mondo

Il culto della Potnia (signora in greco) è diffuso in tutto il mondo antico, rappresenta una concezione e raffigurazione arcaica di tutte le donne, la donna madre, la donna guerriera, la donna dominatrice. Il primo a scrivere della Potnia fu Omero nell’Iliade (libro XXI v. 470) nella descrizione di Artemid, e e successivamente la stessa terminologia fu impiegata per descrivere molte divinità femminili. 

La religione preellenica è la religione della Terra Madre, vista come culto del femminino eterno, in cui essa è il macrocosmo mentre le singole donne sono meravigliosi microcosmi. Nel Mediterraneo il culto della Dea è accentrato nella civiltà Minoica, a Creta infatti sono stati ritrovati numerosi reperti con raffigurazioni della Potnia, molti altri sono stati rinvenuti in Italia e in alcuni paesi europei.

L’uomo preellenico percepì l’arcano vincolo che univa la Terra Madre-nutrice alla propria donna, anch’essa madre e nutrice, custode di oscuri segreti. La comprensione e il timore che la sua donna fosse un essere più capace di lui di entrare in immediato contatto con la terra con cosciente familiarità, lo portò ad utilizzare la sua forza per tentare di dominare questo immenso potere. Il popolo Minoico infatti elevava il culto del femminino mentre non fu così per la cultura greca, accentratrice in una mentalità patriarcale e maschilista.

La Potnia viene chiamata anche Grande Dea, Grande Madre, Dea Madre, Dea, Madre Terra. Nello specifico la Potnia Théron è la signora degli animali secondo le scritture greco-minoiche. Nelle raffigurazioni più antiche di epoca sumero-accadica appare in forma di dea nuda con copricapo cilindrico, ali, nelle mani tiene i simboli del potere, le fiaccole. Per mezzo del fuoco la Dea purificava i suoi domini da ogni malefico influsso e attraverso lo stesso fuoco diede vita al terreno, alle piante, agli animali, spargendo ed infondendo innumerevoli germi creatori. Ancora oggi il folklore europeo conserva sopravvivenze visibilissime della fede nella magica potenza del fuoco. È raffigurata con due civette ai lati e i piedi terminanti ad artiglio. I nomi comuni dedicatele furono anche Lilith, Ishtar e Inanna (Dea lunare). È rappresentata circondata da animali selvatici (lupi, leoni, pantere), da uccelli (civette, grifoni) e pesci. 

È creatrice di tutto ciò che esiste, simboleggia il femminile assoluto, dispensatrice di vita, si “autogenera” e rimane vergine. Controlla le potenti forze della natura, elementi quali Terra (animali selvatici), aria (uccelli), acqua (pesci). 
Nella mentalità odierna purtroppo sono andati perduti sia il suo vero valore che la conoscenza della sua esistenza,  ma il messaggio della  Potnia attraverso i secoli, la storia e le popolazioni che l’hanno venerata è  rimasto invariato, come a ricordare a tutte le donne di  ricollegarsi al proprio femminino interiore per far riemergere il proprio  valore individuale  perché lei è  parte di tutte le donne, come un’essenza  diluita in un profumo pregiato, il più pregiato di tutti. 

Anche se sono passate generazioni e generazioni il femminino proviene da essa, dalla grande Madre, dal culto dimenticato della Grande Dea che tutto può, tutto ha creato e crea. La sua capacità di essere in costante collegamento con Madre Terra e con tutte le sue meravigliose creature è insito in ogni donna. Il suo ricordo potrà elevare tante donne, dare loro il giusto valore e non il loro servizievole affiancamento ad un paredro.

Con questa visione che apre una finestra di curiosità e sapere si mette tutto in discussione, anche i rapporti umani che stiamo vivendo iniziando dall’archetipo naturale della famiglia dove si dovrebbero inevitabilmente invertire i ruoli, donando all’essere femminile il passaggio dalla fragilità alla potenza.  

I luoghi di culto della Dea, ed in particolare della Potnia Théron, erano estremamente diffusi in tutto il mondo antico e anche nella nostra penisola si ergevano i suoi santuari. L’erudito greco Strabone nella sua opera più famosa “Geographia” databile tra il 14 e il 23 d.C  parla di un luogo sacro ad Artemide Potnia Théron alle foci del Timavo, nella terra dei Veneti. Lì dice “ …cervi e lupi convivevano insieme e si lasciavano accarezzare dagli uomini..” Nel Veneto sono stati rinvenuti i resti di numerosi edifici sacri a questa divinità che attestano la devozione delle antiche genti, e molte sono state le scoperte di manufatti dove la si vede effigiata.

Nel 1965 appena fuori la città di Vicenza, un giovanissimo studente quattordicenne appassionato di antichità, mentre seguiva lavori di sterro in un cantiere edile, scoprì tra i materiali portati alla luce dalle ruspe, numerosi frammenti di terracotta appartenenti alla decorazione esterna di un antico tempio. Tra questi una statuetta raffigurante una figura femminile alata, con veste di tipo greco, stretta in vita da una cintura, con le braccia tese a tenere per la criniera due leoni.

A cura di Barbara Comelato – Foto Redazione

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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