Ha fatto sparire dai conti e libretti dei suoi anziani clienti quasi sessantamila euro. Adesso l’impiegata cinquantenne di un ufficio postale del Riminese rischia il processo. E’, infatti, indagata per peculato e proprio in questi giorni le è stato notificato l’avviso conclusioni indagini che porta la firma del sostituto procuratore, Luca Bertuzzi. Nei guai è finita anche il suo superiore , la direttrice dell’ufficio postale, una cinquantanovenne. L’accusa che pende sul suo capo è quella di favoreggiamento: stando all’accusa, «venuta a conoscenza del reato compiuto dalla sua dipendente, in più occasioni l’avrebbe aiutata ad eludere le investigazioni dell’Autorità ed inducendo alcuni clienti a non presentare denuncia contro la collega». Anche a lei è stato notificato l’avviso conclusione indagini in questi ultimi giorni.

La storia nasce nel 2015 quando alcuni clienti dell’ufficio postale notano diverse anomalie sui loro libretti o depositi postali. Si tratta tutti di anziani clienti che ricevono alle Poste con accredito direttamente dall’Inps la loro pensione. Tra gli anziani e gli impiegati dell’ufficio postale si è instaurato un rapporto confidenziale, quasi di famiglia. Così quando un nonnetto più sveglio degli altri nota ammanchi sul conto, si rivolge direttamente allo sportello dalla solita impiegata che lo conosce da sempre.

Le giustificazioni sono sempre le medesime: «C’è stato un guasto al terminale», «Rimediamo con il prossimo accredito», tante parole per giustificare questi strani conti. Ma con il trascorrere delle settimane è aumentato anche il numero dei clienti dai cui conti l’impiegata infedele aveva attinto.

Qualcuno di loro però si è subito recato a chiedere informazioni alla direttrice dello stesso ufficio postale, ma qui, sempre stando all’accusa, i danneggiati, invece, di trovare un’alleata, pronta a difendere gli interessi degli utenti, avrebbero, invece, trovato un vero e proprio muro. La direttrice avrebbe, in pratica, sconsigliato i suoi correntisti a sporgere denuncia contro l’impiegata che li aveva derubati, ma anche si era guardato bene di informare dell’accaduto le Poste centrali. Il tutto mentre all’appello dei correnti erano spariti quasi sessantamila euro.

La vicenda però non è rimasta confinata tra le pareti dell’ufficio postale e una coppia di anziani ha pensato bene, non solo di scrivere alla Direzione delle Poste, ma anche di sporgere denuncia per il ‘furto’ subito. Dalle Poste centrali è partita immediatamente un’indagine che ha portato alla contestazione dettagliata di tutti gli addebiti che i clienti avevano notati. Tutti gli accessi erano stati fatti dal terminale dell’impegata infedele e con la password che solo lei poteva conoscere e sempre quando era in servizio.

Da qui la contestazione del reato di peculato: durante le indagini era anche emerso che l’impiegata aveva anche cercato di restituire, seppure in minima parte, somme di denaro ai suoi correntisti che spesso le lasciavano in totale fiducia persino i loro libretti o le credenziali dei loro conti. Ma la loro buona fede è stata tradita. Adesso impiegata e direttrice rischiano il processo, una per peculato e l’altra per favoreggiamento. Nelle prossime settimane potrebbe, infatti, arrivare la richiesta di rinvio a giudizio da parte del pubblico ministero. Intanto l’impegata ‘infedele’ ha giaà perso il posto di lavoro: è già stata licenziata dalla direzione delle Poste Italiane.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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