Ancora una volta un disastro causato dal petrolio, anzi: causato dall’uomo che non vuole fare a meno del petrolio. E questa volta la tragedia sta avvenendo proprio dietro l’angolo.

La rottura di una conduttura nei pressi di Genova, ha portato l’onda nera ad inquinare il fiume Polcevera e ora il greggio oleoso minaccia la fauna fluviale e anche il mare alla foce del corso d’acqua. Nonostante gli sforzi fatti per limitare i danni alcune chiazze di greggio, sospinte dal vento e dalle correnti, sono sfuggite alle panne e si stanno indirizzando verso il largo.

A rendere nota la notizia è stata Arpal in un comunicato sugli sforzi in atto per limitare i danni provocati dalla fuoriuscita di petrolio nella Valpolcevera. Arpal ha comunicato di aver lavorato sul luogo dell’incidente, lungo il rio Pianego, il torrente Fegino e nel letto del Polcevera, in mare dentro e fuori la diga, presso lo stabilimento Iplom di Busalla, in sede con le simulazioni modellistiche, nei laboratori di analisi, al centro meteo e al coordinamento con i diversi enti coinvolti nella gestione della delicata situazione ambientale.

Impegnata una squadra di oltre trenta specialisti, trasversale alle varie competenze di Agenzia.

A distanza di soli tre giorni dal referendum sulle trivelle che non ha raggiunto il quorum, viene da domandarsi quanti altri disastri ambientali saranno ancora necessari prima che si decida di creare un piano concreto per passare alle fonti di energia green.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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