Cari lettori,
nel ringraziarvi personalmente per la stima e l’affetto che mi dimostrate sostenendomi e incitandomi a proseguire nel dare voce a storie di vita vera, di rinascita, di dedizione e di amore, oggi vi faccio conoscere una Donna speciale: ho chiuso il 2020 ascoltando la sua bellissima storia, inizio questo nuovo anno scrivendola.
Loredana Alfieri, pugliese di nascita e tuttora residente a Taranto, è nata il 29 aprile 1968. Una data importante da sempre, ma che 50 anni dopo assumerà per lei un significato ancora più speciale. Moglie (anche se da 8 anni è rimasta vedova il marito vive quotidianamente in ogni sua scelta e in ogni suo atto d’amore), ma soprattutto mamma. Sì, mamma. Una mamma meravigliosa, mamma per vocazione, mamma per missione.

Quel sentimento d’amore materno si era manifestato in lei già all’età di 12 anni, dopo aver visto il film Gesù di Nazareth: il dolore di Maria che vedeva il figlio morire sulla croce aveva toccato le corde più sensibili del suo cuore. Dall’anno successivo, mossa da quell’immagine di Maria che si era incastonata nel suo cuore, Loredana decise di prestare volontariato dedicando ogni suo momento libero a favore di malati terminali. Grazie a questa esperienza Loredana scoprì che l’amore verso il prossimo era e sarebbe stato il motore della sua vita, e che ogni difficoltà, ogni dolore, avrebbe potuto essere trasformato in amore.

Aveva appena compiuto 14 anni ma, poco più che bambina, non aveva ancora compreso bene il significato di tutto quell’amore, tant’è che ad un certo punto decise di voler diventare Suora missionaria. La famiglia ostacolò per tre anni la sua scelta, finché Loredana comprese che, probabilmente, non era quella la sua strada. A 18 anni ne ebbe la conferma, quando incontrò un uomo molto più grande di lei, un cardiologo che aveva fatto della sua professione una missione soprattutto curando gratuitamente i più deboli e gli emarginati, per il quale provò immediatamente un amore immenso. Grazie a lui comprese che quel sentimento materno che le aveva ispirato Maria le apparteneva, ed ora era tempo di sperimentarlo pienamente. I due si sposarono, e presto colsero il frutto del loro amore: un maschietto, che chiamarono Francesco Paolo.

Loredana e il marito, oltre a crescere nell’amore di coppia, crebbero anche nell’amore verso il prossimo, dedicandosi al volontariato presso i più bisognosi. Un giorno, mentre erano in visita presso un istituto di accoglienza minorile, Loredana fu avvicinata da una bambina speciale di nome Francesca, che la pregò di portarla a casa con sé. “Non è possibile, non ora”, le rispose la donna sotto lo sguardo lontano ma indagatore di una Suora. Una volta a casa la donna ne parlò col marito, e dopo 7 mesi la piccola Francesca, adottata, viveva con loro. La bambina, affetta da sindrome di delezione del cromosoma 16 (che comporta ritardi mentali con conseguenti disturbi del comportamento e della personalità) un giorno, mentre Loredana era intenta a cucinare il sugo per la pasta, le disse: “Non mi fa coscienza che io sono stata adottata e ho una famiglia mentre i miei fratelli non sono stati adottati. Te la senti di diventare mamma di quattro figli?”.

Aveva 32 anni Loredana: il giorno successivo a quella speciale richiesta si recò al tribunale minorile per chiedere l’affidamento di quei bambini. Non fu cosa semplice, in quanto i servizi sociali avevano già stabilito che i tre fratelli dovessero essere separati. Ma i sogni e i desideri sono fatti per essere realizzati, soprattutto quelli dei bambini speciali: Loredana e il marito si rivolsero perciò ad un avvocato minorile: “Perché devono essere divisi se qualcuno li può crescere e amare tutti tre assieme?”. La loro determinazione fu premiata, e la famiglia presto si allargò, o forse è il caso di dire che si riunì. Cristian e Melania, così si chiamano i due bambini, hanno riempito le giornate di Loredana e del marito: in modo particolare Cristian, affetto della stessa patologia di Francesca con un evidente spettro autistico.

Qualche anno dopo il marito morì improvvisamente, e Loredana si trovò sola a provvedere alla sua famiglia. Non si perse mai d’animo anzi: pur continuando a lavorare, dedicò tutto il suo rimanente tempo ai suoi figli, in modo particolare a Cristian, aiutandolo addirittura a diplomarsi e successivamente ad imparare il mestiere del pizzaiolo. Le pizze del “Biondo”, così è soprannominato Cristian, che grazie a dosi massicce d’amore e dedizione della mamma è guarito dallo spettro autistico, sono tutt’oggi molto richieste.
Ma la vera magia nella vita di Loredana non si era ancora compiuta: la scintilla scattò quando incontrò gli occhi di Caterina, ospitata in un istituto di Benevento, che festeggia l’onomastico proprio il giorno 29 aprile ossia il giorno del compleanno di Loredana, e affetta dalla nascita da tetraparesi spastica. Aveva conosciuto la sua storia tramite un’associazione, e grazie al tribunale per i minorenni di Napoli e quello di Taranto che, ci tiene a precisarlo Loredana, hanno fatto un lavoro encomiabile, Loredana è riuscita ad ottenerne l’adozione. “Quando l’ho vista mi sono inginocchiata ai suoi piedi e le ho detto: io sono la tua mamma”. Da allora la sua vita è cambiata, è come se avesse finalmente senso compiuto. E Caterina, che non parla se non attraverso i suoi meravigliosi occhi, guardando Loredana ha imparato a dire un’unica parola, in modo chiaro e preciso: MAMMA.

La dedizione nei confronti dei figli e dei loro speciali bisogni ha portato Loredana ad imparare la pet therapy, la clown therapy e pure ad avviare in casa un allevamento di farfalle che volano, libere, ogni giorno sulle loro vite: anche quando, dopo la chiusura delle strutture riabilitative a causa del Covid, Loredana si dedica alla riabilitazione in acqua di Caterina nella piscina che ha fatto installare in salone.

In tutto questo Loredana, sempre continuando a lavorare, ha trovato il tempo di approfondire gli studi e oggi è laureanda in psicologia, ed è in procinto di adottare un’altra bambina speciale, la piccola Svetlana, bimba bielorussa con la sindrome di down per la quale il Tribunale dei minorenni di Taranto sta lavorando alacremente.
Referente per la Puglia di una Onlus che si chiama “Genitori Tosti” (www.genitoritosti.it) e che tutela i diritti dei disabili, ha un grande sogno Loredana: che tutti i bambini abbandonati negli istituti perché bambini speciali (ossia quelli che generalmente vengono definiti disabili) possano essere adottati e amati. “Vorrei che le famiglie che chiedono l’adozione si avvicinassero a questi bambini speciali, che hanno una marcia in più. L’adozione non deve essere l’ultima spiaggia dopo che una coppia non è riuscita ad avere figli biologici, ma una vera e propria missione, la risposta ad una chiamata del cuore”.
Grazie Loredana, per avermi permesso di iniziare questo nuovo anno mettendo questo piccolo semino, nella speranza che possa germogliare e portare ad ogni bambino speciale abbandonato tutto l’amore che merita.

A cura di Sara Patron – Foto Redazione

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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