Nemmeno lui avrebbe pensato di divenire negli anni il Re del calcio mondiale. Con il Santos Pelé gioca dal 1956 al 197 stabilisce il record di 486 presenze e come un vero giocoliere va incredibilmente in rete 571 volte, vincendo 10 campionati brasiliani, 2 coppe Libertadores e due coppe Intercontinentali. Arriva il suo debutto ufficiale in squadra, nel 1957, nemmeno 17enne (come Gianni Rivera nel Milan), Pelé diventa il capocannoniere del campionato paulista. Subito dopo arriva la convocazione con la Nazionale carioca. Nel suo primo match con il Brasile – contro gli eterni rivali dell’Argentina – debutta con un gol. Un anno dopo vola in Svezia per i Mondiali: è il più giovane calciatore ad aver mai giocato una partita della Coppa del Mondo.

Nella finale tra Brasile e Svezia, Pelé trascina la squadra nel 5-2 che sancirà il trionfo della Seleção. Diventerà l’unico giocatore al mondo ad aver vinto ben tre Mondiali (1958, 1962, 1970). Nel 1961 gli occhi dei team europei sono tutti su di lui. Il Brasile lo dichiara “Tesoro nazionale” per impedire che venga comprato dai club stranieri. Non è arrivato in Italia per un soffio. Pelé avrebbe infatti dovuto indossare la maglia dell’Inter, con cui – sotto Angelo Moratti – aveva già firmato un pre-contratto. In Brasile ci furono molte polemiche: i tifosi diedero fuoco alla sede del Santos per protesta. Così, l’esperienza italiana di Pelé morì prima ancora di nascere per suo volere.

Intanto Pelé era diventato “O Rei“, l’intoccabile, lasciando dietro di se record inavvicinabili. Negli anni si trasforma anche in una figura mitologica, capace di unire popoli e Nazioni. Un esempio su tutti: nel 1967 Pelé è a Lagos, in Nigeria, per un’amichevole. Il Paese africano stava combattendo una dura guerra civile. Fu siglata una tregua di due giorni per permettere a tutti di vedere il giocatore brasiliano. Nel 1971, dopo 92 partite 67 vittorie, 14 pareggi e 11 sconfitte e 77 reti, Pelé scende in campo per l’ultima volta con la sua Nazionale verde-oro.

Nel 1974 è il momento di dire addio ai Santos. Dopo un anno di riposo, Pelé firma con i New York Cosmos. Vi rimase tre stagioni e nel 1976 fu nominato MVP del campionato. Nel 1977 gioca per l’ultima volta, disputando un’amichevole tra Cosmos e Santos, le sue due uniche squadre. La partita, in un Giants Stadium sold out, viene trasmessa dalle televisioni di 38 Paesi di tutto il mondo. “O Rei” gioca il primo tempo con i Cosmos e il secondo con il Santos. A differenze di molti altri colleghi, appese le scarpe al chiodo Pelé decide di non allenare ma di dedicarsi ad altre attività, come la musica e il cinema nel 1981 recita con Sylvester Stallone e Michael Caine in Fuga per la vittoria.

Dopo il ritiro Pelé ha svolto diversi incarichi istituzionali. Nel 1992 l’Onu lo nomina ambasciatore per l’Ecologia e per l’Ambiente, nel 1994 è Goodwill Ambassador per l’UNESCO, nel 1995 è ministro straordinario per lo Sport in Brasile. Si dimetterà dalla carica nel 1998, dopo aver tentato di far approvare una legge per combattere la corruzione nel calcio. Nel 2002 si approccia di nuovo al calcio, anche se resta lontano dal campo, e diventa talent scout per gli inglesi del Fulham.

La FIFA lo ha fatto Ambasciatore per il calcio e membro del Football Committee. Nel 2010 diventa presidente onorario dei New York Cosmos, nel 2011 “Patrimonio storico-sportivo dell’umanità” per l’Ufficio internazionale del capitale culturale. Negli anni si è battuto anche per il sociale, a partire dalla lotta alle droghe fino alle battaglie contro il razzismo e la discriminazione sessuale.

Un altro Pelè non nascerà più, perchè rimarrà per sempre l’unico fenomeno come uomo e come calciatore mondiale.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto fonte Football News

Il Direttore Editoriale Carlo Costantini

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui