Arrestate tredici persone mentre altre ventuno sono state denunciate per divulgazione, cessione e detenzione di materiale pedopornografico.
Le indagini, durate più di un anno e mezzo, sono state condotte dal Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia on-line del Servizio polizia postale e delle comunicazioni. All’operazione hanno preso parte gli specialisti informatici di Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Milano, Napoli, Pescara, Reggio Calabria, Roma, Torino, Trento, permettendo così di ricostruire l’intera rete di rapporti tra cittadini italiani e stranieri che detenevano e scambiavano su Internet, foto e video che ritraevano atti sessuali tra adulti e minori, violenze fisiche subite da bambini e neonati. Inoltre sono stati sequestrati più di 250mila file da numerosissimi dispositivi informatici, talvolta occultati in contenitori di uso comune, come provette e confezioni per farmaci.

L’attività investigativa ha preso il via a seguito del monitoraggio svolto in Rete da tutti i Compartimenti della polizia postale sul territorio nazionale tanto sui canali di file sharing, quanto su piattaforme di chat e nel Dark Web, luoghi virtuali questi ultimi dove è necessario allacciare vere e proprie attività sotto copertura finalizzate all’accreditamento e identificazione dei responsabili. Proprio l’attività sotto copertura ha permesso di individuare gli indagati residenti in diverse regioni italiane. Durante le perquisizioni informatiche effettuate, in tredici casi, per la detenzione d’ingente quantità di file pedopornografici, è scattato l’arresto in flagranza di reato.

In altri ventuno casi, gli operatori di polizia hanno denunciato gli indagati a piede libero a vario titolo, per reati legati alla pornografia minorile. Le persone coinvolte nelle indagini appartengono alle categorie sociali più diverse, cosi come per l’età, infatti, si va dal lavoratore autonomo al lavoratore dipendente, da chi possiede un titolo di studio di base, al laureato. In un’altra operazione sempre della polizia postale centinaia di persone, tra le quali molti minorenni, sono indagate in diverse regioni italiane per detenzione e divulgazione di pornografia minorile online.

Le indagini hanno preso avvio dopo la denuncia della madre di un adolescente che si era accorta della presenza nello smartphone del figlio d’immagini erotiche di minori pubblicate su due gruppi WhatsApp, ai quali il figlio aveva aderito. La polizia ha acquisito il contenuto dello smartphone, che la donna ha consegnato spontaneamente, e quello dei gruppi WhatsApp, individuando così circa trecento persone che vi avevano aderito e riuscendo a identificare quelle che avevano divulgato o richiesto video e immagini di pornografia minorile, con vittime anche in età infantile.

L’operazione ha messo in luce la gravità di un fenomeno, quello della diffusione di materiale pedopornografico da parte di adolescenti, che si scambiano tra loro il materiale. Perquisizioni sono state compiute in Sicilia, Puglia, Lazio, Piemonte, Lombardia, Toscana, Veneto, Calabria, Campania, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Abruzzo, Emilia Romagna.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Novanews

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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