PASTA
Un recente studio di settore, svolto da Orienta Partners, ha analizzato il mercato della pasta in Italia al fine di individuarne criticità e tendenze future.
L’alimento principe della cucina italiana, considerato da tutti il bene rifugio anticrisi, sta subendo i contraccolpi degli effetti negativi che il fenomeno recessivo sta avendo sui consumi delle famiglie italiane.
Nel 2014 nella GDO le vendite di pasta secca sono diminuite, rispetto al 2013, del 2,5% a volume (687 Mln di kg) e del 2,4% a valore (880 milioni di €).
Nonostante l’Italia sia il principale consumatore di pasta, il mercato risulta ormai saturo in termini quantitativi. A complicare la situazione vi sono le diete e il cambiamento degli stili di vita (con un sempre minor bisogno calorico tipico dei paesi più avanzati), i problemi di salute (celiachia, allergie, ecc.), l’avanzare di nuove tendenze gastronomiche (etnico, fusion, ecc.) frutto di globalizzazione e immigrazione ed il cambiamento dell’importanza dei pasti (con quello di mezzogiorno sempre meno centrale).
Nel tentativo di affinare meglio l’offerta ed interpretare nuovi bisogni e tendenze, negli ultimi anni ha preso piede il mercato delle paste di farina “speciale” (mais, kamut, integrale, farro) ma ciò non è sufficiente per invertire la tendenza del settore domestico.
In risposta alla contrazione dei consumi a livello nazionale vi è l’export che consente di mantenere alta la produzione. Con 1,9 mln di tonnellate nel 2013 e un trend in continua crescita, gli italiani si confermano i più grandi esportatori di pasta.
L’Europa rappresenta l’area più importante per le esportazioni. Ma la pasta italiana ha continuato a guadagnare consensi anche su altri mercati lontani.

«Ci sono ampi spazi di crescita per la pasta made in Italy sui mercati meno maturi – aggiunge Felicetti, presidente della sezione pastai di Aidepi – E non penso solo all’Asia, ma anche ai Paesi del Centro-sud America e dell’Est europeo.»

Oltre agli Stati Uniti, infatti, prosegue il trend positivo del Brasile, con 16.500 tonnellate, pari ad oltre 18 milioni di euro, in aumento del 4,6% in volume e del 7,7% in valore.
A conferma dell’elevato potenziale di sviluppo in mercati meno maturi, Sace ha avviato una politica di finanziamento per tutti i pastifici orientati ai mercati internazionali, nel tentativo di aiutare le aziende italiane a conquistare nuovi mercati.
Per i pastifici italiani appare quindi sempre più ineludibile aprire o sviluppare sbocchi commerciali oltreconfine. L’estero, infatti, resta al momento la principale valvola di sfogo per il comparto, che oltre confine colloca ormai oltre la metà della produzione.

Ufficio stampa Orienta Partners

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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