Un dolore troppo grande, troppo forte, quello di una madre che perde il proprio figlio. Una sofferenza che è trapelata dalle parole di Paola Regeni, la madre del giovane Giulio, sulla cui morte ci sono ancora tanti – troppi – punti oscuri.

Paola Regeni chiede verità e giustizia per il proprio figlio, per conoscere i motivi che hanno spinto delle persone senza scrupoli a ridurre Giulio in quel modo. Accanto al marito Claudio, nella sala del Senato dedicata ai morti di Nassiriya, Paola ha dichiarato davanti ai tanti giornalisti: “La morte di Giulio non è un caso isolato. Non è morbillo, non è varicella. La parte amica dell’Egitto ci ha detto che l’hanno torturato e ucciso come un egiziano. Forse non saranno piaciute le sue idee. E forse era dai tempi del nazifascismo che un italiano non moriva dopo esser stato sottoposto alle torture. Ma Giulio non era in guerra, non era in montagna come i partigiani, che hanno tutto il mio rispetto. Era lì per fare ricerca. Eppure lo hanno torturato”.

Le parole di Paola continuano a irrompere con tutta la forza data dalla disperazione e dalla rabbia: “L’ultima foto che abbiamo di Giulio è del 15 gennaio, il giorno del suo compleanno – ha detto la signora Regeni- , quella in cui lui ha il maglione verde e la camicia rossa. Non si vede, ma davanti a lui c’è un piatto di pesce e intorno gli amici, perché Giulio amava divertirsi. Il suo era un viso sorridente, con uno sguardo aperto. E’ un’immagine felice”. Poi ce un’altra immagine. Quella che “con dolore io e Claudio cerchiamo di sovrapporre a quella in cui era felice”, quella all’obitorio. “L’Egitto ci ha restituito un volto completamente diverso. Al posto di quel viso solare e aperto c’è un viso piccolo piccolo piccolo, non vi dico cosa gli hanno fatto. Su quel viso ho visto tutto il male del mondo e mi sono chiesta perché tutto il male del mondo si è riversato su di lui”.

“All’obitorio – ha proseguito Paola – l’unica cosa che ho ritrovato di quel suo viso felice è il naso. Lo ho riconosciuto soltanto dalla punta del naso”.

Non ci sono lacrime sul viso della madre di Giulio: la sofferenza è troppo grande. “Io che piango sentendo le canzoni romantiche, i funerali e pure per i disegni dei bambini, finora ho pianto pochissimo. Per Giulio non riesco a piangere, ho un blocco totale e forse riuscirò a sbloccarmi solo quando riuscirò a capire cosa è successo a Giulio”.

In questi due mesi, ha detto ancora Paola, ci sono stati “momenti di rabbia”, ma soprattutto “di gran dispiacere” per non avere più Giulio. Che è una cosa che “ha cambiato la vita a noi, ma anche a sua sorella. E a Fiumicello. E a molti altri. Una cosa così – ha concluso – cambia la vita a tutti, sapete?”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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