“Quella sera a casa Luca mi ha dato un bacio e mi ha detto ‘ti voglio bene’. È stata l’ultima volta che l’ho visto”, è il racconto di Alfonso Sacchi, papà di Luca, il 24enne ucciso a Roma, durante una conferenza stampa indetta dalla famiglia nella Capitale.

“Mio figlio – ha detto il padre – era stupendo e sempre col sorriso, sempre pronto allo scherzo e aveva tanta voglia di vivere. Tutti lo conoscevano per il bravo ragazzo che era. Gli dicevo di non fidarsi e di stare attento anche a suo fratello. Aveva passione per lo sport. Dopo la morte ho indossato anche i suoi indumenti per prendere coraggio”.

“Il ‘contatto’ con i pusher, nell’ordinanza indicato come “conoscenza intima” di Luca Sacchi – ha detto il padre del giovane ucciso – è “un ragazzo che mio figlio conosceva: questa persona l’aveva rivista da 5 o 6 mesi, si conoscevano dai tempi del liceo”.

Il padre ha parlato anche della fidanzata di Luca: “per me è una brava ragazza. Era come una figlia. Penso non c’entri, altrimenti recitava molto bene. Si aggiungerebbe dolore ad altro dolore”. “Ero all’oscuro di tutto. Mio figlio non aveva bisogno di nulla. C’era Anastasia, come una figlia, e poi aveva pochi amici e gli amici che frequentava sembravano brava gente”, ha aggiunto.

“Non so cosa sia successo, chiedo giustizia. Forse Luca è morto senza neanche sapere il perché”, ha detto ancora.

“In alcuni giornali di ieri – ha detto inoltre il legale della famiglia – è apparsa una frase secondo cui per la famiglia Sacchi è immorale difendere Anastasia, sono parole erroneamente intercettate. Quando si parla di lei bisogna camminare con piedi di piombo. Allo stato lei è persona offesa”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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