A Parigi è il giorno dell’incoronazione per Tadej Pogacar da Komenda, Slovenia, il più giovane vincitore nella storia del Tour de France con i suoi 22 anni, che festeggerà proprio domani.

Sugli Champs-Elysées, capolinea di una corsa che ha regalato in coda grandi emozioni, il proscenio è tutto per lui, professionista dal 2019, ragazzo semplice quasi introverso (che come addetto stampa ha Andrea Agostini con un corso nel Cesena calcio negli anni di Bisoli), ma indomabile che nella cronoscalata di La Planche des Belles Filles ha rivoltato il mondo, incenerendo l’amico-connazionale-rivale Primoz Roglic (giunto con 1’56” di ritardo) e sfilandogli la maglia gialla di leader proprio all’ultimo respiro.

Un’impresa, quella di Pogacar, che resterà scolpita nella pagine della Grande Boucle e lancia nel gotha del ciclismo il giovane sloveno, che ha vinto tre tappe in questa 107ma edizione (a Laruns, Grand Colombier e appunto La Planche) dimostrando costanza, carattere e talento in qualunque condizione: salita, discesa, pianura, come cronoman.
Un trionfo dunque strameritato, anche se ottenuto al ‘fotofinish’.

Ai suoi piedi, sul podio finale della competizione, il deluso Primoz Roglic e l’australiano Richie Porte. Decima piazza nella generale per un ottimo Damiano Caruso, unico che ha provato a tenere alti i nostri colori in un’edizione che ha visto l’Italia all’asciutto di successi.

C’è poi la storia della ventunesima e ultima frazione, la più corta del Tour (122 km), tradizionale passerella conclusiva che non può più cambiare i giochi e che porta la carovana da Mantes la Jolie a Parigi: 67 chilometri a ritmi da scampagnata, poi via al percorso nella capitale francese da percorrere otto volte con l’inevitabile volata finale.
A spuntarla è l’irlandese Sam Bennett (sua la maglia verde della classifica a punti) che brucia il danese Mads Pedersen e lo slovacco Peter Sagan. Quarto Kristoff, poi Elia Viviani, Van Aert e Ewan.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Gazzetta

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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