Papa Francesco è atterrato questa mattina, dopo 10 interminabili ore di volo, in Birmania per il suo ennesimo viaggio internazionale, il 21° per l’esattezza, dei quali questo è il 3° in Medio Oriente.
Però è la prima volta nella storia che un pontefice si reca in questa terra, a Myanmar, la capitale della Birmania dove le condizioni politico-religiose del paese sono note a tutti.
Infatti la massima autorità della chiesa cattolica è stata accolta in maniera abbastanza fredda dallo stato in quanto tale che non ha “disturbato” nessuno dei suoi rappresentanti per accogliere Bergoglio, acclamato invece da molti bambini.

Quella di Francesco non sarà una permanenza facile in queste terre, nemmeno in Bangladesh, dove il Papa arriverà giovedì: il Vaticano non solo non ha una nunziatura ma non ha neppure ricucito le relazioni diplomatiche. Il viaggio è stato voluto da Francesco per accendere i riflettori dell’opinione pubblica mondiale su due tra i Paesi più poveri al mondo. Una delle questioni più delicate sarà quella legata ai Rohingya, la minoranza musulmana in fuga dal Myanmar verso il Bangladesh. Il gruppo etnico sarà un argomento tabù in Birmania, tanto che i vescovi locali hanno chiesto al Pontefice di non nominare i Rohingya nei suoi discorsi pubblici. Probabilmente Francesco si atterrà alla raccomandazione, parlando in generale di “popolazioni discriminate”. Una volta in Bangladesh, però, è previsto un incontro con la minoranza.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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