PAOLO CREPET PSICHIATRA

Paolo Crepet, nato a Torino il 17/09/1951, è uno psichiatra, sociologo, saggista e opinionista italiano.  

Dalla relazione con Cristiana Melis, con cui si è poi sposato, ha avuto una figlia che porta il nome di sua nonna, Maddalena.

Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Padova nel 1976 e poi in Sociologia presso l’Università di Urbino nel 1980, nel 1985 ottiene la specializzazione in Psichiatria presso la Clinica Psichiatrica dell’Università di Padova.

Da giovane conobbe, Franco Basaglia, avvicinandosi alle sue posizioni antipsichiatriche.

Dopo aver lavorato all’ospedale psichiatrico di Arezzo, lascia l’Italia per trasferirsi in India, a Chandigarh, per tre anni, e poi spostarsi in Danimarca, Regno Unito, Germania, Svizzera e Repubblica Ceca. In seguito, insegna a Toronto, a Rio de Janeiro e presso il Centro di Studi Europei di Harvard. Decide poi di tornare in Italia per seguire Basaglia a Roma.

Spesso, ospite in televisione, è divulgatore e opinionista in moltissime trasmissioni.

Nel 2013 è stato presidente della Giuria dei Letterati del Premio Campiello e come scrittore vince nel 2015 il Premio letterario La Tore Isola d’Elba alla carriera..

Intervistato in merito all’atroce delitto commesso da Filippo T. nei confronti della ex fidanzata Giulia C. ha precisato:

Non è stato un raptus. Bisogna cogliere i segnali, non si diventa un “lupo” in una notte. Cercare di spiegare l’inspiegabile. Identificarsi nei panni di chi ha vissuto e sta vivendo il più atroce degli incubi, ma non avere gli strumenti per gestire dolore, stupore, rabbia. Tutta Italia è rimasta atterrita dalla storia di Giulia a un passo dalla laurea, da Filippo che chissà come pensava di far perdere le sue tracce.”

Domande e risposte

Come è possibile non saper più gestire una lite con la fidanzata e da dove arrivano tutta quella rabbia e quella violenza incontrollata?

“I nostri ragazzi non sanno gestire la frustrazione. Si mollano con la ragazzina e vanno fuori di testa, senza proporzione. Ma questa è colpa dei genitori che non glielo hanno insegnato. O meglio, che non li hanno lasciati liberi nella vita di impararlo con le loro esperienze, correndo sempre a proteggerli.”

In cosa manchiamo nell’educazione dei nostri figli?

“Pretendiamo di proteggerli da tutto, non permettiamo che si creino gli anticorpi per affrontare sfide e delusioni. Da quando sono piccoli. Cascare dal cavallino a dondolo e farsi un po’ di male fa parte della vita. Noi, da idioti, che facciamo? Mettiamo la gomma piuma attorno al cavallino.”

Troppo buonismo?

“È come chiedere a Jannik Sinner di giocare una partita di tennis senza punteggio. Che senso ha eliminare i voti, le pagelle, le bocciature? Stiamo crescendo ragazzi che non sono più in grado di affrontare la sconfitta. Gli facciamo noi lo zaino, come se non fossero in grado. Del resto – parlo ovviamente in generale – sono i genitori i primi a voler essere eternamente giovani. E quindi è ovvio che i loro figli a loro volta non crescano.”

E’ possibile che dietro a molti femminicidi c’è il bravo ragazzo che di colpo diventa omicida?

“Non mi pare ultimamente. Succede che non ascoltiamo. Non impariamo mai dal passato. Dietro al delitto del Circeo chi c’era? Un bravo ragazzo. Pasolini lo aveva detto a suo tempo, totalmente ignorato.”

Cosa dovremmo imparare dal passato?

“Smettiamo di ragionare in base allo schemino dell’uomo assassino e della donna vittima. Non è così. C’è un film di Marco Ferreri del 1963 intitolato Una storia moderna. L’ape regina, parla di una donna che ha ridotto il marito a una specie di fuco. L’avevano capito pure i greci. Basta con l’idea del maschio fallocratico. Andiamo oltre.”

Eppure abbiamo già raggiunto i 105 femminicidi nel corso di quest’anno!

“Le madri hanno insegnato alle figlie a sopportare. Ma perché? Ci sono donne che hanno sopportato l’insopportabile: mariti violenti o alcolizzati. Ma perché hanno trasmesso questo concetto alle figlie come fosse un valore da tramandare di generazione in generazione? È ovvio che l’amore debba essere il contrario della galera. È ovvio che solo una mente illiberale possa partorire l’idea di geolocalizzarmi.”

Quale consiglio potrebbe dare ai genitori di oggi?

Mamme, papà siate rivoluzionari. Insegnate ai vostri figli a essere liberi. Lasciateli sbagliare, altrimenti non cresceranno e a 22 anni non sapranno gestire cose che avrebbero dovuto imparare a gestire a 16. Discostatevi dall’idea che la società ha di normalità. Cosa vuol dire avere un figlio normale? Vuol dire avere il bravo ragazzo che si fidanza con la ragazzina carina con la gonna corta ma non troppo, che sembra Taylor Swift?”

Gli adulti dovrebbero accantonare il concetto di «normale»?

“Pensiamo che aver raggiunto uno stato di vita in cui andiamo fuori città il fine settimana, abbiamo la jacuzzi e quattro soldi in tasca sia una sorta di paradiso che ci rende felici. Questo vuol dire banalizzare. E allora poi abbiamo bisogno di distruggere e chiamiamo la violenza amore.”

Ritiene valida l’introduzione dell’ora di affettività nelle scuole e dell’idea di formulare una legge?

No visto la proposta della Schlein e sto seguendo quel che dice la Meloni. Bello, bello, se vogliamo metterci la coscienza a posto. Ma poi chi va a insegnare queste cose all’istituto di Gorgonzola? L’affettività e i sentimenti non si insegnano a scuola. Si imparano per strada, in famiglia, ovunque.”

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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