Chiamato anche “il Dio del manga”, “il Walt Disney giapponese” e “il Padrino delle anime”, Osama Tezuka è indubbiamente espressione di un talento che, piaccia o non piaccia il genere, va riconosciuto. Suo il merito di aver portato il manga (fumetto giapponese) verso la modernità, rendendolo un prodotto culturale riconosciuto alla pari di altri, quali il romanzo e il teatro, e facendolo apprezzare da un pubblico sempre più ampio che ormai convoglia diverse generazioni.

Il patrimonio artistico grafico narrativo che Tezuka, scomparso prematuramente nel 1989 all’età di 60 anni, ci ha lasciato, è decisamente notevole: durante la sua carriera ha infatti prodotto circa 700 manga, per un totale stimato di circa 150.000 tavole, almeno 400 volumi della sua opera omnia, oltre a molte serie animate e film sperimentali, che spesso e volentieri ha diretto personalmente, e che di fatto hanno posto le basi alla moderna industria degli anime giapponesi.

Nato nel 1928 da una famiglia di avvocati, medici e infermieri che l’ha sempre sostenuto nello studio e in quella passione che, fin da piccolo, gli aveva permesso di ideare e disegnare storie, all’età di 18 anni, poco prima di iniziare l’apprendistato per diventare medico, Tezuka pubblica la sua prima opera “Il diario di Ma-Chan”, una serie di yonkoma (racconto umoristico composto da 4 vignette verticali) che racconta le avventure dell’omonimo bambino.

A renderlo famoso è però sicuramente il personaggio di Tetsu Wan Atomu, letteralmente Atom dal braccio di ferro, conosciuto in tutto il mondo come Astro Boy, un robot atomico dal cuore d’oro ispirato dal grave lutto subito dal Dottor Tenma, direttore del Ministero della Scienza, che dopo aver perso l’amato figlio Tobio in un incidente stradale, non riuscendo a reagire alla perdita, decide di costruire un robot con le sembianze del figlio. Ben presto però si rende conto che il robot non potrà mai sostituire il figlio, perciò lo vende ad un circo che lo utilizzerà come attrazione per il pubblico curioso; ma per sua fortuna Atom verrà salvato dal nuovo direttore del Ministero della Scienza, il Dottor Ochanomizu, difensore dei diritti dei robot, che creerà per lui una famiglia artificiale.

Atom vivrà così una duplice esistenza: una da bambino “normale” e una da “giustiziere” a difesa dell’uguaglianza tra umani e robot. Verrà apprezzato e amato dal pubblico proprio per il conflitto che lo caratterizza: un robot che non è riconosciuto come umano, ma che è programmato come umano, e che perciò viene lanciato in avventure entusiasmanti che propongono sempre, sullo sfondo, importanti questioni etiche. La guerra è finita da poco e il Giappone ha appena iniziato a risollevarsi, ricostruendosi dalle proprie macerie.

Ecco che Atom, richiamando nel nome quell’energia atomica che era stata un’indomabile forza distruttrice, diventa simbolo di speranza, di rinascita e di futuro, un futuro in cui quella potente energia possa finalmente essere utilizzata per scopi pacifici.
Forte del successo di Astro Boy e del lungometraggio Saiyuki, conosciuto in Italia come “Le 13 fatiche di Ercolino”, Tezuka fonda la Mushi Production, una casa di produzione che darà origine alla moderna industria degli anime, portandola al successo non solo in Giappone ma in tutto il mondo.
In suo onore viene indetto ogni anno il Premio Culturale Osamu Tezuka, riconoscimento conferito agli autori di manga: il premio consiste in una coccarda, un premio in denaro e una statuetta ispirata e richiamante le sembianze del suo Astro Boy.

A cura di Sara Patron – Foto Getty Image

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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