Non solo “giornalista” per eccellenza, ma anche scrittrice ed attivista. Oriana Fallaci aveva sposato il mestiere e l’arte dello scrivere e lo metteva al di sopra di qualsiasi cosa nella sua vita.

Una “missione”, un destino scritto, che a ragione l’hanno portata, pur con pareri contrastanti, ad essere inserita tra le icone del Novecento italiano.
Una donna che per me e’ stata un modello, delle sue contraddizioni io mi sono nutrita, fino ad amarla, lei “verace sempre e non creduta mai”, lei che quando usci’ il libro “Lettera a un bambino mai nato” lo lessi in 4 ore, e tutte le volte che lo rileggo sento forte prima ancora che la scrittrice, la donna, la madre mancata, la fragilita’ e l’imperfezione che hanno fatto di lei un mito.

Immensa!

Oriana, durante la sua esistenza, si mette al servizio del proprio paese in prima linea e partecipa, giovanissima alla Resistenza italiana.
E’ la prima donna del Bel Paese ad andare sul fronte in qualita’ di inviata speciale, non si risparmio’ mai, diede sempre il massimo per il lavoro, per le passioni e per le cause che condivise.

Una vita intensa, vissuta sempre al massimo, persino nella malattia.

Nasce a Firenze il 29 maggio 1929, da una famiglia modesta. Molte delle sue idee furono influenzate dal padre Edoardo, antifascista, che la convinse fin da subito alla resistenza italiana. Entra quindi nel partito d’Azione e precisamente nelle Brigate Giustizia e Liberta’ di Firenze , tocca con mano la tragedia bellica quando viene occupata la Toscana dai nazisti: una crudelta’ che la fara’ maturare in fretta, corre pericoli, non si ferma davanti a nulla, trasporta munizioni di guerra attraversando l’Arno, intrepida, coraggiosa, una staffetta in bicicletta.

Il dovere, la Patria, i valori: questo sullo sfondo!

A soli 14 anni riceve un riconoscimento d’onore al suo valore dall’Esercito italiano. Insomma una fiorentina vera: come lei amava definirsi: “Fiorentino parlo, fiorentino penso, fiorentino sento”. I pochi risparmi della famiglia Fallaci vengono investiti nell’acquisto di libri, e scrittore, non scrittrice, sarebbe rimasto per sempre il suo modo di definire se stessa. …” i libri, a quel tempo erano i miei balocchi. E il mobile con gli sportelli di vetro era il mio paradiso proibito perche’ la mamma non mi permtteva di aprirlo”…

Va a Milano e inizia a lavorare per Epoca, successivamente diventa inviata di moda, nel 1954 passa all’Europeo diretto all’epoca da Serra, dove rimane fino al 1977 ed entra nella cronaca mondana.
Sono gli anni della dolce vita romana ed e’ in quel periodo che inizia quel modo inedito e inusuale di realizzare le sue interviste, che nel giro di breve l’avrebbero resa celebre e proiettata ai vertici del giornalismo mondiale.

…” per essere buona un’intervista deve infilarsi, affondarsi, nel cuore dell’intervistato…”
Ventisei interviste sono selezionate dalla Fallaci e raccolte da Rizzoli nel 1974 nel volume “ Intervista con la storia”, vera e propria silloge del suo percorso giornalistico. Negli anni settanta, periodo mitico delle interviste ai grandi della Terra, Oriana raggiunge un successo a livello planetario grazie alla pubblicazione di due libri: Lettera a un bambino mai nato, scritto dopo un doloroso aborto e l’altro Un Uomo.

L’uomo e’ il leader della Resistenza greca Alexander Panagulis, si incontrano il giorno in cui lui esce dal carcere e lei diventa la sua compagna fino alla morte di lui, avvenuta in un misterioso incidente stradale.

Nel 1975 la Fallaci e Panagulis collaborano alle indagini sulla morte di Pasolini e sara’ la prima a denunciarne il movente politico dell’omicidio del poeta.

Il 29 settembre 2001 il Corriere della Sera pubblica “ La Rabbia e l’orgoglio”.
La lunga lettera segna il veemente ritorno di Oriana sulla ribalta della scena nazionale e internazionale. La scrittrice percepisce con forza il dovere di riflettere su quanto stava succedendo intorno a lei e nel mondo, la tragedia dll’11 settembre, e sente l’urgenza di scrivere.
Chissa’ cosa avrebbe scritto oggi Oriana, mi risuonano in mente le sue forti parole de “La rabbia e l’orgoglio”.

…” No, no: la ma Italia e’ un Italia ideale. E’ L’Italia che sognavo da ragazzina ed ero piena di illusioni. Un’Italia seria, intelligente, dignitosa, coraggiosa, quindi meritevole di rispetto. E quest’Italia, un Italia che c’e’anche se viene zittita o irrisa e insultata, guai a chi me la tocca, a chi me la ruba…”

Questo scriveva Oriana, gia’, questa e l’Italia, ma il “sogno” ora, dove e’ finito?
Fatico a rispondere!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Ansa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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