Il porto di Bari

Ricorre mercoledì 8 giugno la Giornata mondiale degli oceani, indetta dalle Nazioni Unite nel 1992. Slogan di quest’anno è “Rivitalizzazione: un’azione collettiva per l’oceano“, un appello affinché ciascuno si dia da fare per riparare i danni che l’umanità continua a infliggere alla vita marina e ai mezzi di sussistenza che l’oceano fornisce. Da alcuni anni la scienza preferisce parlare di Oceano al singolare, riconoscendo che si tratta di un sistema unico e globalmente connesso, a dispetto dalle diverse denominazioni geografiche.

Su come proteggere questa preziosa risorsa è incentrato il programma della seconda Conferenza delle Nazioni Unite sull’oceano, ospitata a Lisbona dal 27 giugno al 1 luglio dai governi del Kenya e del Portogallo. La tutela dell’oceano è prevista dall’obiettivo 14 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile che indica di conservare e utilizzare gli oceani, i mari e le risorse marine nel mondo in modo sostenibile.

Le Nazioni Unite ricordano che oltre tre miliardi di persone dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento e,  a livello globale, il valore di mercato delle risorse e delle industrie marine e costiere è stimato a 3.000 miliardi di dollari all’anno, ovvero circa il 5% del Pil globale. Circa l’80% del volume del commercio internazionale di merci viene trasportato via mare e la pesca marittima impiega direttamente o indirettamente oltre 200 milioni di persone. Circa l’80% dell’inquinamento marino e costiero ha origine sulla terraferma, compresi i deflussi agricoli, i pesticidi, la plastica e le acque reflue non trattate. Unazione immediata a difesa dell’oceano, ammonisce l’Onu, è dunque necessaria per affrontare alcune delle questioni più importanti del nostro tempo come il cambiamento climatico, l’insicurezza alimentare, le malattie e le pandemie, la diminuzione della biodiversità, la disuguaglianza economica, i conflitti e le lotte.

Mari italiani: il focus del Wwf

In occasione della Giornata mondiale, il Wwf ha pubblicato la nuova edizione del “Dossier Coste, il profilo fragile dell’Italia”.

“Le coste italiane (circa 7.500 km) – spiegano gli ambientalisti – sono la porzione di territorio che, negli ultimi 50 anni, ha subito le maggiori trasformazioni. Il 51% dei paesaggi costieri italiani (circa 3.300 km) sono stati trasformati e degradati da case, alberghi, palazzi, porti e industrie. Appena 1.860 km (il 23%) di tratti lineari di costa più lunghi di 5 km nel nostro paese, isole comprese, possono essere considerati con un buon grado di naturalità”. Inoltre, le attività umane hanno esacerbato lerosione delle spiagge, che riguarda 841 chilometri di litorale. Non è tutto: “Cambiamento climatico, inquinamento da plastica, specie aliene, ancoraggi indiscriminati e pesca eccessiva stanno deteriorando invece gli ecosistemi marini”

A proposito di pesca, il Wwf ricorda il fenomeno illegale della raccolta dei datteri di mare, oggetto di recenti inchieste giornalistiche di Report su Rai3: “Nel 2020, la Guardia Costiera ha registrato 10 infrazioni accertate e ha sequestrato 84 kg di datteri di mare. Nel 2015, i kg sequestrati erano stati addirittura 6.762”. Desta preoccupazione poi la regressione delle pianure di posidonia, che naturalmente “attenuano la forza delle onde, mitigando gli impatti delle mareggiate, catturano i sedimenti e contrastano quindi l’erosione”, ma immagazzinano anche grossi percentuali dell’anidride carbonica emessa dalle attività umane. A minacciarla, “attività illegali di pesca a strascico sotto-costa, ma anche le ancore che arano i fondali e le loro catene”.

Il Wwf sollecita dunque un “impegno immediato e concreto” per aumentare l’estensione e “incrementare l’efficacia di gestione delle aree marine protette“, “implementare un piano di gestione dello spazio marittimo basato sull’approccio ecosistemico“, proteggere “ecosistemi chiave come la Posidonia oceanica e le dune costiere attraverso azioni di restoration passiva e attiva”

Da parte loro, gli ambientalisti hanno in programma diverse iniziative tra le quali  “oltre cento eventi di pulizia in tutta Italia di spiagge e anche dei fondali” e “attività di monitoraggio delletartarughe marine“.

A cura di Claudio Piselli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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