Potrebbe essere finalmente arrivata la svolta tanto attesa che potrebbe decretare la fine della pandemia di Covid che ha investito il mondo quasi due anni fa e che ha cambiato le nostre abitudini, con il distanziamento sociale, le mascherine e il lavaggio continuo delle mani, il blocco delle attività, gli ospedali in crisi e oltre 5 milioni di morti in totale.

La speranza è che sia la tanto temuta variante Omicron a salvarci. Lo ha spiegato Arnaldo Caruso, presidente della Società Italiana di Virologia (Siv-Isv) all’Adnkronos Salute.

Secondo quanto riferito dall’esperto, l’ennesima mutazione del virus sarebbe quella tanto attesa dalla comunità scientifica di tutto il mondo, con una convivenza “pacifica” tra gli esseri umani e il nuovo coronavirus.

Uno scenario forse incomprensibile per un profano, ma che è conosciuto molto bene dai virologi e che si ripete nella “storia di tutte le infezioni virali, specialmente di quelle respiratorie. Esplodono in modo eclatante, poi pian piano l’ospite reagisce, il virus si adegua e scatta una sorta di convivenza tra i due”.

Fine del Covid grazie alla variante Omicron: la convivenza con il virus
Che “conviene a noi e al virus“, come ha spiegato Arnaldo Caruso, che è anche professore ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’Università di Brescia e direttore del Laboratorio di Microbiologia dell’Asst Spedali Civili.

“Al virus conviene infatti non eliminare l’ospite comportandosi in maniera aggressiva, ma più conviverci”, e quindi evolversi in maniera da infettarlo più velocemente ma senza causare sintomi fatali. In questo modo può moltiplicarsi e continuare a circolare.

“Più dà pochi sintomi o addirittura nessun sintomo, più un virus ha la possibilità di trasmettersi, di continuare la sua corsa e di prevalere nella sua forma più contagiosa, più veloce ma più mite, su tutte le altre varianti”, ha spiegato l’esperto.

Arnaldo Caruso, presidente della Società Italiana di VirologiaFonte foto: ANSA
Fine del Covid grazie alla variante Omicron: i nodi ancora da sciogliere
La speranza è che stia avvenendo esattamente questo con la variante Omicron, “anche se a oggi i dati disponibili sono pochi, e tutto è ancora da verificare e da comprendere”.

Per capire meglio cosa sta succedendo sarà necessario analizzare a fondo questa versione del patogeno. “Un virus che entra più rapidamente nell’organismo bersaglio, però è meno capace di farlo ammalare, in genere ha modificato non solo la proteina Spike, ma anche molte delle sue proteine interne”.

Ovvero quelle “che giocano un ruolo maggiore nel determinarne l’aggressività. Ed è lì che dovremmo andare a cercare per capire bene cos’è successo, guardando oltre la proteina Spike”, nel cuore della variante Omicron, ha concluso Arnaldo Caruso.

A cura di Elena Giulianelli – Foto Ansa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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