Dopo oltre quattro decenni non si è ancora interrotto lo sforzo di Magistratura e Forze di Polizia alla ricerca della verità, che procede a fatica, lungo la pista del collegamento tra Cosa nostra e il terrorismo nero di un altro delitto politico-mafioso. La mattina del 6 gennaio 1980, in via della Libertà a Palermo. Piersanti Mattarella esce da casa per andare a messa con la sua famiglia. Va in garage a prendere la macchina, poi si ferma poco prima di uscire dal cancello per far salire la suocera e la moglie. All’improvviso arriva un ragazzo incappucciato che si avvicina al Presidente della Regione Sicilia e inizia a sparare. La pistola s’inceppa e il killer corre verso una Fiat 127 con a bordo un complice.

Non scappa. Quel ragazzo col cappuccio in testa torna con un’altra arma e continua a sparare, stavolta ferendo a morte Piersanti Mattarella. Tra i primi ad arrivare sul posto fu il fratello Sergio, divenuto il 3 febbraio 2015 Presidente della Repubblica, immortalato in una storica foto di repertorio. La rivendicazione di un gruppo neofascista portò tutti a parlare di un attentato terroristico. Sul caso indagherà anche il giudice Giovanni Falcone secondo cui quella mattina in via della Libertà a Palermo erano presenti i fascisti Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini, processati in seguito per la Strage di Bologna del 2 agosto 1980. Per la magistratura di Palermo non ci furono però elementi sufficienti per condannarli per l’omicidio di Piersanti Mattarella.

Eppure a confermare la tesi di Giovanni Falcone, ci furono le confessioni di alcuni collaboratori di giustizia arrivate nel 1982 e le parole di Cristiano Fioravanti che indicò il fratello Giusva come killer di Mattarella. Senza dimenticare la testimonianza di maggior rilievo, quella della vedova dell’allora Presidente della Regione siciliana, che in quella maledetta mattina riuscì a vedere in faccia il killer. A oggi, così come per altri cadaveri eccellenti, gli esecutori materiali dell’omicidio non sono ancora stati identificati. Come mandanti sono stati invece condannati in via definitiva i boss Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nené Geraci

Piersanti Mattarella (Castellammare del Golfo, 24 maggio 1935) è stato un politico italiano della Democrazia Cristiana, assassinato da Cosa nostra durante il suo mandato di presidente della penisola sicula. 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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