In una meravigliosa terra antica vi sono templi in cui la natura è parte integrante del culto, dove fuoco, carta e semi, insieme alla maestria dei sacerdoti creano oggetti e amuleti che aiutano l’individuo a percorrere il proprio cammino interiore: questa terra è il Giappone.

Questi oggetti sono chiamati Omamori e sono talismani o amuleti giapponesi dedicati a divinità Shinto o Buddiste, le cui origini sono riconducibili all’inizio del periodo Jomon (circa 1000 A.C. – 300 A.C.).

La parola giapponese “mamori” significa protezione mentre il prefisso “o” fornisce alla parola un significato di direzione verso l’esterno ovvero un senso di protezione verso la persona alla quale verrà consegnato l’amuleto.

In lingua giapponese la parola Omamori indica piccoli talismani che si possono ottenere senza acquistare, perchè secondo tradizione, farebbe perdere di sacralità al talismano, il quale viene elargito dalla Divinità direttamente al sacerdote.

Gli Omamori appartengono ad un gruppo più ampio di talismani chiamati Engimono, sempre a questo gruppo appartengono anche i Maneki-neko, ovvero i gatti portafortuna, con la zampina sollevata in segno di saluto, che servono per attirare a sé la buona salute e contro la sfortuna; vi sono inoltre quelli a forma di gufo, creati anch’essi per buon auspicio.

A questo gruppo appartengono anche le bambole “Daruma” dette anche bambole Dharma, raffigurate senza braccia e senza gambe e solitamente colorate di rosso, giallo, verde e bianco.

Le bambole hanno un volto maschile stilizzato con gli occhi formati da cerchi di colore bianco e hanno una funzione particolare: per completare l’occhio si utilizza un inchiostro nero e si termina di colorare un solo occhio che simboleggia l’obiettivo da raggiungere, al raggiungimento dell’obiettivo si termina di disegnare anche il secondo occhio.

Questi amuleti portafortuna sono presenti in numerosi templi giapponesi durante l’hatsumode (la prima visita annuale ad un tempio o santuario), ove si possono ottenere in cambio di una piccola cifra di denaro.

Si entra solitamente in possesso di questi talismani secondo il desiderio che si intende ottenere. Dopo la realizzazione del desiderio l’Omamori non viene buttato, bensì come tutti gli oggetti sacri in Giappone (es. aghi, pennelli, ombrelli di carta, ecc.) è destinato ad un rituale funerario per poi essere riportato al tempio di origine.

Gli Omamori sono diffusi sia nella tradizione shintoista, collegata alla venerazione dei Kami (divinità come Amaterasu, Dea solare che rappresenta la divinità principale del Phanteon shintoista), sia nel culto buddhista.

In ogni caso gli Omamori sono destinati a proteggere chi li porta con sé e i loro poteri derivano dalle parole, preghiere o immagini sacre contenute all’interno o sui rivestimenti di seta o broccato che li avvolgono; hanno la forma di sacchettini di stoffa e all’interno contengono il cuore del talismano detto Ofuda, sul quale è riportata la preghiera.

Considerato che la parte interna è la più importante del talismano, vien da sé comprendere che risulterebbe un sacrilegio aprire un Omamori perchè perderebbe all’istante il suo potere e il suo effetto magico.

Gli Ofuda talvolta chiamati Shinpu, sono un particolare tipo di talismani dispensati nei templi shintoisti; solitamente viene inciso il nome di un Kami (divinità), di un tempio o di un rappresentante divino su un pezzetto di carta, legno, stoffa o metallo.

La tradizione spiega che gli Ofuda oltre ad essere contenuti negli Omamori, abbiano la peculiarità di proteggere coloro che li appendono su una porta, su una colonna o sul soffitto di una casa; oppure possono essere posti in zone specifiche dell’abitazione per prevenire gli incendi o nella stanza dove è custodito l’altare privato (kamidana).

Anticamente erano fatti di canapa, oggi invece viene utilizzata la Ise washi (carta giapponese prodotta a Ise) per produrli.

Generalmente gli Ofuda non fungono solo da protettori bensì si schierano anche per respingere demoni e per sigillarli in luoghi chiusi.

 Generalmente gli Omamori vengono utilizzati per sei tipi di intenti:

Kanai Anzen ossia per la buona salute e l’aiuto durante la malattia. Letteralmente kanai anzen significa “Ti prego di preservare la mia famiglia dal danno morale o fisico”, questa preghiera si può trovare anche su particolari tavolette votive chiamate Ema o su Omamori Suzu, ovvero campane che servono per allontanare i demoni e la negatività.
Koutsu Anzen cioè protezione per i guidatori e viaggiatori.
Enmusubi per garantire amore e matrimonio.
Anzan per fornire protezione alle donne in gravidanza e per auspicare un  parto facile e sicuro.
Gakugyojoju per gli studenti.
Shobaihanjo per garantire successo nel lavoro e negli affari.

Nell’involucro esterno sono raffigurate decorazioni con immagini di divinità e spiriti che sono venerati nel tempio o raffigurazioni di animali leggendari quali draghi o fenici.

Anche in Occidente, nonostante le tradizioni magiche siano meno radicate rispetto al Giappone vengono prodotti talismani o amuleti e provare ad utilizzare un Omamori potrebbe essere un modo per avvicinare la mentalità occidentale ad una cultura di tipo orientale.

A cura di Barbara Comelato – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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