Tre Giri d’Italia, un Tour de France, una Vuelta di Spagna, un Mondiale su strada, due Giri di Lombardia, una Parigi-Roubaix, una Milano-Sanremo, due Parigi-Bruxelles, più tante altre corse, tappe dei gradi Giri, per un totale di 141 vittorie, comprese due edizioni della Sei giorni di Milano, su pista …. questo era Felice Gimondi, uno dei più grandi Campioni di sempre del ciclismo, morto mentre era in vacanza in Sicilia, insieme alla propria famiglia.

Gimondi era un predestinato, sin dal 26 settembre 1942, data della sua nascita, in quel di Sedrina, in Val Brembana, una terra dove si lavora tanto e si parla poco, perché sono i fatti che contano, rimboccandosi le maniche e faticando ancor di più quando le cose non vanno bene, e poco esternando quando invece tutto fila liscio.
Di lui si inizia a parlare sin da ragazzino, perché in bici va davvero forte, su tutti i terreni e con qualunque tempo; fortissimo a cronometro, Felice vince, nel 1964, il Tour de l’Avenir, ovvero il Giro di Francia riservato ai dilettanti ed al termine della stagione passa professionista, stupendo il mondo quando va a vincere, a soli 22 anni, il Tour dei grandi, dopo essersi piazzato al terzo posto finale del Giro d’Italia, vinto dal suo compagno Adorni; che abbia i piedi ben piantati per terra lo si capisce subito dopo, quando lascia il posto di postino che aveva conservato nonostante il passaggio al professionismo, perché “non si sa mai, vincere da dilettante è una cosa, correre contro gente come Anquetil, Adorni, Motta, Van Looy, Poulidor, tutta un’altra”.

Nel ’66, Gimondi vince la Parigi-Roubaix, la Parigi-Bruxelles ed il Giro di Lombardia, dimostrandosi fortissimo anche nelle gare in linea, mentre sulla sua strada si pone un giovane belga vincitore in volata della Milano-Sanremo: Eddy Merckx, che di lì a poco diventerà il “Cannibale”, ovvero il più grande Campione di tutti i tempi, vero e proprio fagocitatore di qualunque gara cui partecipa, fosse pure una sagra di paese!
La fortuna non è certo dalla parte di Gimondi, perché con Merckx è davvero dura, si fatica allo spasimo per un secondo posto quasi certo, ma Felice è uno che non molla e sa comunque ritagliarsi e regalare pagine memorabili, vittorie che restano nella storia delle due ruote; come il Mondiale 1973, che si corre a Barcellona, in Spagna, sul tracciato del Montjuic, dove rimangono in quattro a giocarsi la vittoria, Gimondi, Merckx, l’altro belga Maertens e lo spagnolo Ocana.

In teoria Maertens dovrebbe preparare la volata al suo capitano ed invece decide di giocare per se, parte da lontano, ma Gimondi lo rimonta e trionfa battendo proprio Maertens ed Ocana, con Merckx mestamente quarto; a quel trionfo seguirono altre grandissime vittorie, come Giro del Piemonte e Lombardia nello stesso anno, la Milano-Sanremo nel ’74, ancora la Parigi-Bruxelles ed il terzo Giro d’Italia, a quasi 35 anni, nel 1976.

Insomma, Merckx o non Merckx, Felice Gimondi è stato un Campionissimo e non un nuovo “eterno secondo”, perché nonostante la superiorità del Cannibale, non partì mai battuto, non si diede mai per vinto prima di averci provato, di avere dato tutto, segno di un carattere che è stato una delle sue grandissime qualità; tanto da ispirare anche il mondo della canzone, con “Gimondi e il cannibale” di Enrico Ruggeri e “Sono Felice” di Elio e le Storie Tese, dedicate proprio ai suoi duelli con Merckx.
Chiuso con le corse, Gimondi è comunque rimasto nel ciclismo, prima da Direttore Sportivo della Gewiss-Bianchi e quindi come Presidente della Mercatone Uno, la formazione di Marco Pantani.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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