Sorteggiati dunque i gironi della Champions 2016/17, primo atto della competizione che porterà, il 3 giugno prossimo al Millennium Stadium di Cardiff, le due migliori formazioni europee a giocarsi la “Coppa dalle grandi orecchie”.

Sorteggi normali o comunque ad evitare le avversarie più pericolose delle varie fasce per le formazioni italiane in competizione; siamo così passati dai titoloni pieni d’ansia a quelli debordanti ottimismo, perché noi siamo fatti in questo modo, non c’è nulla da fare, amiamo essere melodrammatici e passiamo dal terrore all’euforia, dallo scantinato all’attico, senza che nulla ci sia in mezzo.

Lione, Dinamo Zagabria e Siviglia per la Juventus; Benfica, Dinamo Kiev e Besiktas per il Napoli, non sono certamente il peggio che potesse capitare, ma siccome è già successo di farsi buttare fuori da compagini meno brave delle prossime avversarie, un minimo di buon senso non guasterebbe.
Certo, chi “calma” gli iuventini che comperano tutto quello che c’è da comperare al grido di “assalto alla Champions” dato che non il sesto, ma il quindicesimo scudetto consecutivo è ormi tranquillamente in bacheca e la faraonica campagna acquisti (arriveranno almeno ancora tre/quattro top player, statene certi) li mette, a detta degli esperti, alla pari se non davanti alla crema del calcio continentale?

Vero che la concorrenza in Italia è praticamente virtuale, come una gara automobilistica dove ci sia una Ferrari e diciannove 500, ma in Europa il copione è un tantino diverso, ancora tutto da scrivere, e chissà se basteranno il Pipita, Pjanic e compagnia cantante (pardon, calciante) per arrivare vincenti alla fine.
Anche il Napoli, orfano proprio del Pipita ed alle prese con un mercato dove ADL pensa di essere il più intelligente e furbo di tutti (la seconda soprattutto), prova ad arrivare il più in alto possibile; indubbiamente senza ambizione non si parte neppure da casa, ma la formazione di Sarri è davvero attrezzata per un salto di qualità rimandato da un anno all’altro ormai da tanto tempo?

Il mercato azzurro ha incontrato tanti no e ci pare pieno di contraddizioni e controsensi; passi l’ormai abituale modo di mettere gli obiettivi contro le società di appartenenza (Diawara del Bologna, Maksimovic del Torino, giusto per fare i nomi più eclatanti), ma perché comperare calciatori che, sei o dodici mesi dopo non fanno più parte del progetto? Perché a gennaio è stato acquistato l’atalantino Grassi (costo 10 milioni) che ha fatto la muffa e adesso si cerca il prestito perché non gli venga la ruggine a vent’anni?
Si, la programmazione ed il togliere alla concorrenza il meglio del futuro, ma allora perché non provare a lanciare qualche giovane interessante invece di spendere vagonate di soldi inutili in giro per l’Europa? E perché si offre Gabbiadini a destra ed a manca per inseguire magari pipponi straviziati al seguito di vandenare qualunque?
Il Napoli vuole vincere? Ma che cosa? Lo Scudetto? La Coppa Italia? La Champions? Bene che vada non va più distante della Coppa Mergellina e ringrazi che tra cinesi più o meno arrivati (ma i soldi? Vista la stagione, sicuri non fossero saldi?), ubriacature di porto, lotitiadi e dellavalliadi varie, la concorrenza non arriva neppure a quella.
Già, come dimenticare la nostra terza “ex” candidata, quella che aspettava l’occasione da otto mesi ed al primo assaggio si è svegliata con la testa pesante dopo un’ubriacatura colossale, e non è neppure la prima! Ha voglia Spalletti a chiacchierare nelle vigilie, evidentemente anche lui non ha ancora imparato a parlare meno (prima) e fare più fatti, visto che il guru di Certaldo non è che abbia combinato tutte ste meraviglie in carriera!
La Roma è passata da “capitan futuro” a “capitan mai”, cui evidentemente non sono bastati i buoni argomenti di sei milioni e mezzo netti l’anno per imparare ad usare il cervello, ma evidentemente quando distribuivano la saggezza, lui era in fila per la scelta dei tacchetti e due code contemporaneamente sono impossibili da seguire per chiunque, anche se distribuiscono i numeri prima.

Povera Roma, scippata bellamente da MarottaRommel per Pjanic, presa in giro in modo ancor peggiore da questi portoghesi (speriamo almeno abbiano portato in dono una consistente quantità del loro ottimo vino, per consolarsi ovviamente), augurandoci che si mettano nel cassetto le convinzioni sbagliate di tanti protagonisti: Szczesny non è un difensore, Bruno Peres non è un attaccante, Juan Jesus diventerà mai un… calciatore?

A cura di Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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