Speravamo non arrivasse mai questa notizia ma il tamtam giornaliero nel Regno Unito con la BBC in silenzio, il cambio della guardia sospeso, non lasciava presagire nulla di buono.

Ora abbiamo la notizia, adesso e’ tutto vero: Queen Elizabeth e’ morta!

E a darne l’annuncio e’ il profilo ufficiale della Royal Family su Instagram: “ La regina è morta pacificamente a Balmoral questo pomeriggio.

Il re e la regina consorte rimarranno a Balmoral questa sera e torneranno a Londra domani”.

Carlo e’ re, ma il popolo inglese si chiede gia’ cosa cambiera’ negli equilibri cosi’ delicati di un paese che negli ultimi anni ha vissuto scandali politici, brexit ed anche terremoti all’interno della stessa famiglia reale.

Niente sara’ piu’ come prima!

Nel suo lungo regno la regina ha incarnato con sobria naturalezza la peculiare attitudine, tutta inglese, a conciliare tradizione e modernita’, a tenere tutto insieme, e anche il contrario di tutto.

L’attitudine di un popolo che ha tagliato la testa al re prima dei francesi salvo restaurare la monarchia.

Aveva ragione re Farouk d’Egitto, che nel 1948 profetizzava tra il serio e il faceto: “ Presto resteranno solo cinque re: il re d’Inghilterra, il re di picche, il re di fiori, il re di cuori, e il re di quadri”.

L’unica regnante che ha offuscato tutti gli altri e’ stata lei :Elizabeth Alexandra Mary Winsor, nata a Londra in una casa che non esiste piu’ in Bruton Street il 21 aprile 1926 e incoronata a 27 anni, il 2 giugno 1953.

Da allora “the world’s sweetheart”, la fidanzata del mondo, come la definirono nel 1957 gli americani mentre era in visita, non ha mai mollato la presa.

Ha affrontato con la stessa imperturbabilità l’incoronazione, la venerazione dei sudditi e i bruschi cali di popolarita’ degli anni ’90 quando Diana divenne l’icona pop del momento.

Ha attraversato quasi sette decenni di vita inglese.

Oggi il conto si chiude dopo piu’ di 70 anni di regno , il piu’ lungo della storia.

La sua, voglio usare un termine in voga di sti’ tempi e’ stata una “ Working monarchy”, a differenza della “ partyng monarchy” di tanti, forse troppi membri della casa reale.

Tutte le mattine alla scrivania alle nove e mezza, come un pignolo manager, a leggere i documenti di Stato, i patronati, i viaggi e le mondanità, le 405mila onorificenze consegnate di persona, anche quelle dei Beatles!

Io che ho imparato a seguirla nella mia adolescenza, l’ho sempre percepita come una regina con un forte senso del dovere e un altrettanto forte senso del ruolo.

Concedetemelo: “a me Elisabetta e’ sempre piaciuta un sacco”, anche perche’ in cinquantaquattro anni di regno non ha mai permesso alla “maschera di scivolarle sul volto”, come ha scritto il Times per i suoi 80 anni!

Aveva ragione.

Nel 1947, ancora principessa, nel primo discorso pubblico in SudAfrica dichiaro’ che la sua vita, fosse essa stata lunga o breve, l’avrebbe dedicata al servizio della sua grande famiglia imperiale.

Cosi’ e’ stato!

Restera per sempre nella mia mente una donna con un fortissimo orgoglio nazionale, che ha incarnato l’autenticita’ anche nei gusti personali, da campagnola tutt’altro che disperata, con gli stivali di gomma impermeabili e foulard per le passeggiate in brughiera, nell’abbigliamento molto british e vistoso delle circostanze ufficiali, nel fish and chips, con l’unica concessione della salsa bearnese.

Discreta quanto caparbia di ritenersi il centro del mondo!

Addio Regina, che Dio salvi l’Inghilterra adesso!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Imagoeconomica

Editorialista Sandra Vezzani

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