“Pronti, partenza, via!”.

Chissà quante volte chi ha corso, a livello agonistico, avrà sentito queste tre parole in fila. Tre parole che danno il via a una gara, una partita per sfidare i propri limiti e gli avversari. Anche la cesenate doc Nicoletta Tozzi, dopo lo sparo dello starter, non ha perso tempo e ha cominciato a correre, non solo in pista, ma anche nella vita. Questa atleta (classe 1966), è stata specialista degli 800 metri tra gli anni ’80 e i ’90, dove le sportive al femminile erano meno considerate dei maschi, ma portavano a casa lo stesso quantitativo di medaglie, forse anche qualcosa di più. La Tozzi, durante la sua carriera da professionista, ha collezionato ben 9 medaglie: 7 ori nel 1984, 1986, 1990 e 1993 nei campionati italiani assoluti e altri due ori nel 1993 e 1994 nei campionati italiani indoor sempre nella specialità 800. Nicoletta è riuscita a stabilire il suo record personale negli 800 con il tempo di 2:01:04 nel 1990 e vanta anche 18 presenze nella nazionale azzurra dal 1987 al 1993, anno in cui si è ritirata. Ma cerchiamo di conoscere bene Nicoletta Tozzi, chiedendo, direttamente, a lei, come è nata questa passione per l’ atletica.

Nicoletta, quando e, soprattutto, perché hai cominciato a correre?

“Ho cominciato a correre alle scuole medie, e il mio primo allenatore è stato il mio insegnante di ginnastica dell’epoca. Successivamente ho visto che sul giornalino topolino veniva sponsorizzata una gara che si chiamava ‘Gran Cross delle Giovani Marmotte’, la quale si sarebbe svolta a Cesena. Sono partita in testa e ho finito quella corsa in testa, è stata la gara più bella della mia vita. Successivamente, sono stata contattata da alcune società di Cesena che mi chiedevano di allenarmi con loro e allora io ho scelto la Endas Cesena, perché c’erano anche due mie amiche che gareggiavano li”.

Oltre alle vittorie, le medaglie e le numerose soddisfazioni che sono arrivate da esse, cosa ti ha lasciato questo sport?

“L’ atletica mi ha insegnato ad avere più consapevolezza in me stessa, a non mollare mai e, soprattutto, a non cercare, mai, alibi”.

In che senso, “alibi”?

“Quando ero in pista ero sola e se non correvo più forte delle altre, non potevo prendermela con le scarpe o il tempo, dovevo rendere conto prima di tutto a me stessa e al mio allenatore, ma soprattutto al cronometro che non sbagliava mai. In pista non potevi prendere pause, questo succede nella vita. In pista non potevi mollare, dovevi allenarti per mesi, in inverno, pensando agli obiettivi estivi, stando sempre concentrata, esattamente come succede nel lavoro di tutti i giorni”.

Perchè, dopo aver appeso le scarpe al chiodo, non sei rimasta in questo mondo?

“Sono sempre stata una persona molto pratica e quella volta con l’ atletica non si guadagnava poi tanto, da poter pensare di vivere solo di quello e quindi mi sono messa in gioco e ho fatto altro. Sì, con l’ atletica ho viaggiato tanto e ho visto un sacco di posti che altrimenti non avrei potuto visitare, ma la vita di tutti i giorni è diversa e il pane a casa lo devi portare. Comunque, questo sport mi ha insegnato a buttarmi, a cercare nuove sfide e stimoli diversi”.

Di che cosa ti sei occupata dopo?

“Ho lavorato nella formazione del personale e del marketing e ho visto che mi piaceva parecchio. Questo ambito lavorativo mi ha dato la possibilità, per un certo periodo, di collaborare con il Cesena Calcio di cui sono tifosa fin dalla tenera età di 9 anni. Mi occupavo dell’ area Marketing e vivere da dentro le gioie ma anche i dolori di una società di calcio, mi ha emozionato davvero tanto”.

Ci sono degli obiettivi che non hai raggiunto nella vita?

“Sì, non sono riuscita a scendere sotto i 2 minuti negli 800 metri. Mi è dispiaciuto ma nello sport bisogna accettare anche di non arrivare all’obiettivo”.

Nicoletta, secondo te, quanto è cambiata l’ atletica da quanto gareggiavi tu?

“E’ cambiata parecchio, a partire dalle divise da gara. Oggi ci sono materiali molto tecnici, ai miei tempi, invece, non era affatto così. A parte questo, rispetto a quando correvo io, oggi le donne che fanno atletica a livello professionistico, riescono a entrare nelle varie forze di polizia, carabinieri, guardia di finanza, assicurandosi, così, uno stipendio fisso e la possibilità di fare sport veramente a livello professionistico”.

Cosa ti sentiresti di dire ad una bambina che vorrebbe iniziare a fare atletica?

“Questo sport, forma davvero il carattere. Ti aiuta a capire fino a dove ti puoi spingere e una volta arrivato a quel punto, ti fa andare oltre. E’ uno sport duro, in cui si lavora tanto, ci si allena per un sacco di ore al giorno, ma alla fine quello che ti lascia non ha prezzo. Ti insegna che la fortuna non esiste e tutto quello che si conquista nella vita è frutto del lavoro”.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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