Fino al 23 febbraio il conflitto Russia- Ucraina era limitato alla dimensione di propaganda, e “ information warfare”, e creare un casus belli con notizie false e’ una giustificazione all’invasione, in quella che e’ stata definita guerra ibrida, o piu’ precisamente con un termine russo “ maskirova”, cioe’ tecnica dell’inganno e della disinformazione.

Strategia questa gia’ ampiamente utilizzata dalla Russia in Georgia nel 2008, in Crimea e Donbass nel 2014.

Lo scenario è cambiato nella notte di mercoledì, quando Putin ha sferrato un attacco su larga scala all’Ucraina, prima con mezzi cibernetici e azioni asimmetriche, in quella che viene definita dottrina Gerasimov,, poi con una vera pioggia di missili balistici sulle citta’ e areoporti ucraini, seguita da invasione di terra.

Miliaia di civili sono già morti nei bombardamenti, e le cifre purtroppo sono destinate ad aumentare.

Vorrei però cambiare il mio sguardo, e invito anche i lettori a farlo, perchè credo che in questi giorni questa guerra abbia assorbito a tal punto le nostre coscienze, da far sfumare persino questi 2o’ lunghi anni di pandemia.

Si dice che “Quando scoppia la guerra, la prima vittima e’ la verita’, ma forse c’è qualcosa che muore ancora prima : l’ottimismo.

Per carità, e’ piu’ che naturale farsi prendere dallo sconforto quando i razzi volano e le mitragliatrici gracchiano, e pur tuttavia l’inizio della sconfitta e’ la perdita della speranza, e le grandi tragedie non di rado si rivelano nel medio lungo periodo concause di cambiamenti positivi.

Per cui può essere utile provare a vedere i pur drammatici eventi di questi giorni in una prospettiva un po’ piu’ ottimistica, e cio’ e’ possibile solo cambiando le coordinate spazio-temporali del punto di osservazione.

Prima lo spazio.

E’ normale che gli occhi di tutti siano oggi puntati sull’Ucraina : ma che sta davvero succedendo a Mosca?

Cosa vuole davvero Putin?

Nessuno, se non lui stesso, forse, puo’ saperlo, ma di certo l’attacco all’Ucraina ha preso quasi tutti di sorpresa perche’ Putin ha deciso di operare un attacco su vasta scala, che ora rende impossibile ogni tipo di compromesso, non solo con i paesi occidentali, ma anche con gli stessi ucraini, spingendoli ancora di piu’ verso l’Europa e la Nato, e rendendo praticamente impossibile il controllo del Paese nel lungo termine.

Ha indispettito pure i cinesi, suoi partner chiave, che vedono i loro non trascurabili interessi in Est Europa minacciati, in piu’ ha innescato delle durissime sanzioni economiche che rischiano di minare alla base il consenso non solo popolare, ma anche delle elite nei suoi confronti.

Il Putin politico cauto e razionale, che molti russi hanno tanto apprezzato in questi anni sembra essere stato sostituito da un suo alter ego impulsivo e paranoico.

A me arriva una profonda “ debolezza”, Putin a me pare un uomo solo al potere, attorniato dai suoi oligarchi , anzi oserei dire “ accerchiato”.

E non e’ la Nato che sente col fiato sul collo, perche’ in verita’ non si sono viste ad ora iniziative tali da giustificare una controffensiva, piuttosto la mossa di quest’uomo mi sembra una folle e disperata mossa per uscire dall’angolo, e sfuggire a un’insidia interna.

Quasi mai il vero potere alza la voce, perche’ non ne ha bisogno.

Forse pure lui nella sua paranoia di potere ha paura!

E poi non si puo’ tralasciare la cultura della Russia.

Torniamo sempre li’: niente accade mai per caso, e vengo al tempo.

E’ normale pensare a questa guerra come a un conflitto fra nazioni , se non tra blocchi di nazioni.

Ma forse dovremmo interpretarlo come uno scontro tra generazioni, se non tra tempi storici.

La Russia ha sempre viaggiato su un tempo storico diverso rispetto all’Europa vera e propria.

Piu’ arretrato per molti versi, ma anche piu’ solido per altri.

Abitanti di un territorio immenso, sprovvisto di vere barriere naturali, di origine e cultura europee, ma dominatori e assimilatori di popoli orientali, i Russi da sempre si sentono divisi tra il voler stare allo stesso tavolo degli altri Stati del continente, e il raffermare la propria peculiare identita’.

Ma tra le due, alla fine e’ quasi sempre la seconda a prevalere.

Storicamente la vera forza della Russia e’ la ragguardevole capacita’ del suo popolo di soffrire per la gloria patria e, in passato, piu’ volte gli europei hanno fatalmente sottostimato questo aspetto.

Ma i giovani e l’elite culturale russa non la pensano piu’ cosi’, e sono sempre piu’ insofferenti, anche se sono in minoranza.

E tutti sappiamo bene che storicamente le sommosse, le rivoluzioni partono proprio dalle minoranze: dalle elite e dai giovani, e dal loro anelito di riportare verso il futuro una societa’ che percepiscono bloccata nel passato.

Si e’ parlato molto in questi giorni della scomparsa del pacifismo, eppure esso non e’ stato sconfitto, ma ha talmente trionfato da essersi profondamente inculcato nelle menti delle nuove e nuovissime generazioni.

Quindi debolezza interna e incapacita’ di interpretare il proprio tempo.

Lo scenario e’ complesso, ed e’ troppo presto per permettersi di fare delle previsioni.

Tutto puo’ accadere: mi spiace molto terminare con questa frase sibillina, ma come si dice a volte “E’ proprio prima dell’alba che la notte e’ piu’ buia”.

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Imagoeconomica

Editorialista Sandra Vezzani

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