Non mi sono mai speso nello scrivere di economia, di alta finanza, di listini di borse più o meno piene, come accade in questo periodo, più precisamente da quando il premier Mario Draghi ha preso nelle mani il volante del suo governo. Oggi sono stato ammaliato dal suo intervento compulsivo, ma anche elegante sul Recovery Plan e ciò stimola agli approfondimenti.

Il Presidente del Consiglio inizia senza balbettare, è lineare nel suo intervento in Aula.
“Sbaglieremmo tutti a credere che il Pnrr pur nella sua storica importanza sia solo un insieme di progetti, di numeri pazzeschi, scadenze, obiettivi. Nell’insieme dei programmi c’è anche e soprattutto il destino del Paese. Chi ha sofferto la pandemia, l’aspirazione delle famiglie, le giuste rivendicazioni di chi non ha un lavoro o di chi ha dovuto chiudere la propria attività, l’ansia dei territori svantaggiati, la consapevolezza che l’ambiente va tutelato e rispettato”.
Arriva dopo un attimo di pausa una standing ovation dei deputatì, per essere pignoli durante il suo discorso saranno 13 gli applausi.

Poi il Premier prosegue
“Nel Pnrr c’è la misura di quello che sarà il suo ruolo nella comunità internazionale, la sua credibilità e reputazione come fondatore Ue e protagonista del mondo occidentale. E’ questione non solo di reddito e benessere, ma di valori civili e sentimenti che nessun numero e nessuna tabella potrà mai rappresentare. Dico questo perché sia chiaro che nel realizzare progetti, ritardi, inefficienze e miopi visioni di parte peseranno sulle nostre vite soprattutto su quelle dei più deboli, i figli e nipoti e forse non ci sarà più tempo per porvi rimedio. A noi onere e onore di preparare l’Italia di domani.

L’opera fallirà se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini pronti a sacrificarsi per il bene comune. A noi l’onere e l’onore di preparare nel modo migliore l’Italia di domani. Serve uno sforzo corale, enti locali determinanti. Il Recovery ha 3 obiettivi: il primo con un orizzonte ravvicinato è riparare i danni della pandemia, che ci ha colpito più dei nostri vicini europei, il pil caduto è dell’ 8,7, i giovani e le donne hanno sofferto di più il calo dell’occupazione. Le misure di sostegno hanno attutito l’impatto sociale ma questo si è sentito sulle fasce più deboli. Con una prospettiva più di medio-lungo termine, il Piano affronta alcune debolezze che affliggono la nostra economia e la nostra società da decenni: i perduranti divari territoriali, le disparità di genere, la debole crescita della produttività e il basso investimento in capitale umano e fisico.

Infine, le risorse del Piano contribuiscono a dare impulso a una compiuta transizione ecologica. L’accento sulle riforme è fondamentale. Queste non solo consentono di dare efficacia e rapida attuazione agli stessi investimenti, ma anche di superare le debolezze strutturali che hanno per lungo tempo rallentato la crescita e determinato livelli occupazionali insoddisfacenti, soprattutto per i giovani e le donne. Le riforme e gli investimenti sono corredati da obiettivi quantitativi e traguardi intermedi e sono organizzate in sei Missioni. Spenderemo bene le nostre risorse per lasciare ai giovani un’Italia migliore.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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