Almeno 148 persone sono morte negli ultimi giorni nella regione a nord di Port-au-Prince, capitale di Haiti, a causa di un’ondata di violenze scatenata dalla criminalità locale. Lo ha reso noto la Rete nazionale di difesa dei diritti umani haitiana (Rnddh). In una conferenza stampa, tenutasi ieri (riferisce l’agenzia di stampa cubana Prensa latina), la Ong ha precisato che la cifra riguarda il periodo fra il 24 aprile e i primi giorni di maggio; fra le località più colpite, con 95 vittime fatali, vi sono Butte Boyer, Mrécage, Corridor Djo e Santo 2. Qui 17 cadaveri sono stati bruciati e altri 30 sepolti in fosse comuni.

La Rnddh ha criticato la debole risposta delle forze dell’ordine e stigmatizzato che le bande criminali (Mawozo 400 e Chen Mechan) hanno agito con incredibile violenza, decapitando persone e uccidendo a sangue freddo. Nella regione che raccoglie queste città, chiamata Pianura del Cul de Sac, ha infine indicato la ong, almeno 9000 persone hanno abbandonato le loro case. Gravi, inoltre, i danni materiali, tra cui l’incendio di 81 edifici e 57 veicoli. Nelle ultime ore, la polizia nazionale haitiana ha assicurato di avere ripreso il controllo del territorio, anche se la popolazione mantiene un atteggiamento prudente, riducendo al minimo gli spostamenti.

La situazione della sicurezza nello Stato insulare caraibico, del resto, non gode da tempo di buona nomea: lo scorso luglio, l’assassinio del presidente della Repubblica Jovenel Moïse, brutalmente ucciso in casa da un commando, scosse non solo il Paese ma l’intera comunità internazionale e diede l’ennesima dimostrazione della fragilità di un incerto equilibrio politico e di un’altrettanto instabile sicurezza sociale.

A cura di Stefano Severini – Foto

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui